30 dicembre 2006

Ritorno alle origini

Post che generano Commenti.
Commenti che generano Post.
Beh, @llerta, non ricordi la querelle su Busi? E i commenti ai post di Novembre?
Non mi sembra di essermi tirato indietro. Tantomeno mi trastullo nell'approvazione collaudata. Nei commenti al post precedente Anonimo dice: "Il mondo è uguale ovunque, questo blog non fa eccezione, c'è uno che dice cose ed altri lo ossequiano. Di certo così non si fa molta strada. La critica porta verso la verità, l'accondiscendenza è la morte del pensiero"...
Vero, ma la strada preferisco farla nella vita reale. Dove vuole che possa portare, un insulso blog? Non faccio cronaca, non parlo di argomenti di pubblico interesse, butto lì qualche idea, cerco di creare un castello di carta con le parole e lascio che vengano lette, avendone la possibilità. Le critiche? Ben vengano, ma il commento di Bilbo mi ha infastidito.
Non sono un Dio, non sono un essere superiore, sono un essere umano soggetto ad errori. Si sbaglia, non si ha voglia, si agisce di fretta. Ho cancellato il suo commento andando contro il mio odio per la censura, ma l'ho fatto. Si fanno cose, si vede gente.
Tutto serve per lasciare che la vita sia in continua metamorfosi verso qualcosa di almeno appena apprezzabile.
Magari anche di più, ce ne fosse.
Mettiamola così, dato che chi ha conosciuto la mia parte peggiore la ricorda con malinconia, vi accontento subito, in fondo non sono altro che una puttana da palcoscenico:
Andate a fottervi nel culo tutto quanti e fatemi un bel pompino!
Contenti?
Io credo di si.
Di sicuro lo sarà chi mi conosce da tempo...

Parlate di libertà e poi non mi lasciate libero di fare quello che voglio a casa mia? Non è un commento cancellato che mi rende dittatore, fascista, bacchettone, moralista, negro, ebreo, comunista (tanto per sfumare in una citazione...)
Si predica bene, si razzola.
A volte bene (spesso, si spera...)
A volte male (raramente, stesse modalità...)
Nei LINK c'è Puzzolo, sul blog porta il suo essere volgare e tanto di cappello, mi diverto a leggerlo, è una sua scelta.
Ho aperto questo blog per provare qualcosa di diverso, dato che le volgarità mi riescono bene a monologhi e ne ho abusato nelle mille nonne abelarde musicali.
Concludo prendendo spunto da SHEMALE (lui si, che era un blogger con i controcazzi) per rinnovare il contentino che do ai nostalgici del vecchio Buitre (me compreso!):
Cari miei, andate a fare in culo!

Oh, questo post mi piace. Mi ero rotto di tutta questa poesia!

Buon Anno!

25 dicembre 2006

Credo

Credo nella natura, madre onnipotente, creatrice del cielo e della terra e di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in Gesù Cristo, figlio degli uomini, generato da un padre e da una madre.

Non credo nella chiesa.

Credo in tante cose.

Buon Natale a tutti quelli che credono nella propria moralità, al di sopra di tutto.
Anzi, buon Natale a tutti.

23 dicembre 2006

Ugole d'oro



Riccioli d'oro. Salopette celeste. Un pavimento enormemente infinito da esplorare ogni giorno e diverso ogni volta che veniva osservato.

Un mangiadischi e un sacco di 45 giri con sigle, siglette, musiche e musichine.

E un fiato inesauribile, pronto a sostenere ore di note buttate lì per sentito dire.

Il mangiadischi. La salopette.

I riccioli d'oro.

Ricordi.

11 dicembre 2006

Sfumature



"Sulle punte!"
Così si sentiva ordinare ogni giorno, da svariati anni. Spalle dritte, braccia ben alzate, più grazia, sorridi.
E stai sulle punte.
Danza sulle punte, vivi sulle punte. Assapora ogni sorriso ed ogni lacrima sulle punte. E quella frase continua ad echeggiare nella sua mente da allora. Mille voci hanno fatto un'instancabile staffetta, per provare il sadico piacere di recitare quella litania del passato, fino a quando iniziò ad essere la sua voce, a recitarle quell'ordine durante tutto il giorno e quella preghiera, prima di addormentarsi.
"Sulle punte!"
Le sue punte la facevano volteggiare e, per mille vite, fu una piacevole cantilena, che si assopiva all'assordante e celestiale coro fatto di contrappunti ed armonie di mani che applaudivano.

Ma un giorno si piegarono sotto il peso del tempo e i talloni toccarono terra.
Si sentì quasi sollevata e soddisfatta, guardandosi indietro e vedendo quelle piccole e precise orme lasciate dalle sue punte, in ogni parte del mondo.
Finché la sua voce non le ordinò nuovamente quello che era ormai un vecchio ricordo.

"Sulle punte!"

E, sulle punte, volò via.

27 novembre 2006

Appendic(it)e al post precedente


@llerta, hai ragione, sono un ingrato egocentrico...
@llerta mi ha ospitato, rendendo la mia breve vacanza nella grigia un po' meno grigio.
E molto meno costoso...
Sottolineo, comunque, che ho concluso dicendo:
"Avrei preferito lasciare Milano senza sporcare i ricordi con una indigesta e voloce pucciata in un frappé di cosìstannolecose,cosaticredevi!"...
ovvero:
nonostante mi sia toccata per puro miracolo la parte più amena della città, Milano fa schifo. Milano soffoca, Milano risucchia, Milano puzza di insanità, di produzione.
Genova magari puzza di pesce e piscio, ma non ha paragoni. Genova culla del nulla? Non è vero e, anche se fosse, me la tengo stretta.
Ecco.
Con questa nuda e cruda parafrasi del mio nonpiùditantogirodiparole, spero che nessuno fraintenda la mia visione "distorta" della città. Ma chi mi legge da tempo lo sa, che c'è di più fra le righe. A volte.
Certo, potrei essere un po' meno tedioso e contorto e un po' più diretto e grezzo. Ma lo sono già nella vita, almeno in questo isolotto di lettere al vento, mi piace giocare. Se siete di fretta e non capite, pazienza. Magari mi spiego.
Come adesso.
E mi scuso, come con @llerta (permalosa donzelletta!!! puntoevirgolaeparentesi)
Ps: SI, ma perché perplimono ti perplime?
Saluto

Milano


Peschiera Borromeo. Corriera. Di quelle belle, pulite. Quelle che quando ci sali ti manca un po' la presenza dei prof. seduti davanti a spiegare cose che senti di striscio, impegnato a fare il belinone con i compagni.
San Donato. Metropolitana. Linea gialla fino a Turati. Via Fatebenefratelli. Via Pontaccio. Via Rivoli. E dintorni, per un po' di cibo fra mille note ed altre mille. Non è poi così male, questa Milano. E' quasi centro storico. Palazzi a misura d'uomo. Gente che non sembra correre più di tanto. Gente normale, insomma.
Anche la metropolitana, mi sembra tenuta bene. I vagoni. Quasi quasi mi siedo. Ma si, tanto c'è posto. E quei sedili sono così lindi. Mi piace, Milano! E quanta musica, quanti modi di pensarla, scriverla, ascoltarla. La Masterclass organizzata dai Sentieri Selvaggi, con la mitica Julia Wolfe, è una parentesi che mi porterò dentro per sempre. Non si grida mai, ci si propone, ci si accetta; si discute, ma ci si accetta. Un bel mondo.
Stamattina ho prolungato con la semprepulitaegraziosalineagialla, fino alla stazione centrale per farmi già il biglietto del treno (prevenire è meglio che perdere il treno...)
Poi metropolitana. Linea verde per Lanza, per raggiungere il teatro.
Ho cambiato idea.
Perché la linea gialla sembra gestita dai norvegesi, in quanto a pulizia, mentre la verde puzza, è zozza e ti catapulta nel Bronx senza passare dal via?
Il concerto mi distrae. I saluti a gente con cui resterò sicuramente in contatto ma che difficilmente rivedrò (compositori di New York, di Londra, di Stoccolma, di Belgrado... la vedo dura!) mi fanno provare gradevoli brividi di umanità.
Peccato che mi tocchi di nuovo la metropolitana lineazozzapuzza.
Avrei preferito lasciare Milano senza sporcare i ricordi con una indigesta e voloce pucciata in un frappé di cosìstannolecose,cosaticredevi!

Beh, comunque sono tornato. Ho visto che vi siete sbizzarriti a commentare. Bravi! Non perdete il vizio, che è buono e gradito.

Buonanotte.

Saluto!

17 novembre 2006

Paura


E' sera. Buio. Un ragazzo alto; coda di cavallo da vero duro della strada, passo sicuro, testa infossata nelle larghe spalle e sguardo fisso lanciato ad osservare con poca gentilezza qualsiasi ostacolo gli si parasse davanti. Se ne incontrano tanti, così. Ricordano quei "belli e dannati" di tanti film fa'.
Io mi avvicino col mio immancabile "cipiglio vikingo". Stiamo per incrociare le nostre strade...
Il marciapiede è piccolo. Come al solito cerco di prevedere se farà il gesto di spostarsi appena (che ricambierei fulmineamente) o se dovrò preparare la mia spalla sinistra ad uno scontro che segnerà l'ennesima tacca sul muro accanto alla branda.
E lì mi rendo conto di una cosa.
Ha paura.
Mi passa vicino senza ricambiare il mio sguardo che lo scrutava e tira dritto accellerando di poco il passo. Io mi sono fermato a pensare.
La gente ha paura.
I giovani sono spaventati, sono soli. Soffrono di una solitudine che li costringe a camuffarsi da piccoli eroi ribelli, ma sono piccoli uomini inesperti e timorosi del prossimo, privati della fiducia dai "grandi". Aggressivi per difesa.
Sono un abbaio di chiwawa.
Lo osservo allontanarsi, avvolto dalla sua paura. Mi giro e torno a casa.
E mi sento vecchio e fortunato.

14 novembre 2006

Darsi da fare


Bisogna imboccare le maniche. Ma se il piatto è troppo pieno e strabocca allora rimboccare è il verbo giusto.
Forse.
E' bello sentirselo dire quando è da un po' che hai le mani sporche e la schiena spaccata.
La fatica per tirarsene fuori non è mai sprecata, certo, dipende da come vada poi a finire, ma è un pensiero che ti può toccare solo dopo. Durante, mentre te la giochi con ogni liquido da spurgare in libera uscita, allora te ne freghi. Ma un aiuto non guasterebbe, invece che parole. Insomma, se a rimboccarsi le maniche non fosse solo uno, si potrebbero imboccare le maniche prima del tempo e non sarebbe un'azione sprecata.
Rimboccarle, intendo.
Ma le bocche sono più veloci delle maniche, ed è un problema mica da ridere.
Ecco.

12 novembre 2006

Sfide


Se lo fai tu, lo faccio anch'io.
Morsi.
Una goccia di sudore comincia a spurgare da un anonimo poro. Si ingrossa e scivola lungo il viso, costretta dalla gravità a percorrere il suo destino. Il fuoco, il dolore, entrambi vincitori; entrambi sconfitti. Gli occhi si appannano, non vedono più bene, si inumidiscono fino ad allagarsi e a costringere le lacrime al destino di cui già si è parlato. Pane. Rugatelli...
Acqua.
Sembra di impazzire, sembra di avere intrapreso un'azione che si trasformerà in eternità. Non arriva, l'acqua; è stata presa tutta dal nemico-amico. Dall'avversario. Solo una coincidenza, una questione di posizioni.
Acqua che sgorga, dolore.
Acqua che scorre, dolore che si placa. La sfida è stata portata a termine. Lingue viola.
Non mangerò mai più un peperoncino infernale intero per sfida.
Non mangerò mai più un peperoncino infernale intero per pazzia.
Qualora capitasse, allora verrei meno al secondo buon proposito.
Il peperoncino è cattivo.
Io sono pazzo.

02 novembre 2006

Sara



Sotto quei lunghi capelli, morbidi al tatto e alla vista, spuntano due stelle luminose che studiano il mondo in silenzio. In quelle stelle leggo il mio futuro, come il più antico e saggio dei centauri. La loro luce è potente, è delicata.
Magica.
La posso vedere anche da lontano, la sento in ogni battito del mio cuore, la scorgo in ogni lampo di luce, anche fra le più impenetrabili tenebre.
Un broncio spunta improvviso, a ricordarmi quanto, il sorriso che sta celando, sia un indispensabile ingrediente da mescolare all'ossigeno che gioca a rincorrersi nel mio corpo.
Il corpo. Il suo corpo. Le linee, morbide e impalpabili, cambiano ininterrottamente ad ogni suo movimento. Ad ogni respiro. Ad ogni sussulto di piacere.
Si rifugia fra le mie braccia e, addormentandosi, mi regala una forza incontenibile.
Mi fa vivere, senza fare rumore.
Un giorno una nuova vita sorgerà dalla fonte del suo inesauribile amore.
E sarà...

01 novembre 2006

1-11


Guarda come sono belli quei bambini! Sono adorabili... C'è una gran folla di gente, oggi... Sorridono, parlano sommessamente, ma sono talmente tanti che il brusio diventa una sinfonia di ottoni! E quanti colori! Anche il tempo, è stato gentile, oggi. Sembra quasi primavera! Tutti qui per noi... nessuno escluso. Siamo così felici! Vero Gino?
Non lo so. Molti di noi sembrano più malinconici del solito. Io li capisco! Domani saranno di nuovo solo i cipressi, qualche lucertola, l'eco sommessa di passi rispettosi e decisi che si avvicinano, sorpassano e si allontanano. Perché pochi di noi riceveranno ancora gradite visite e fiori freschi e profumati.
Ma almeno ci sarà un po' di silenzio.

27 ottobre 2006

Sopravvivenza


Lo facciamo spesso.
Lui parte con la prima e io rispondo.
Oppure fanno i coretti, lui con F.
Qui o si canta o si muore.
(parole rubate a Sarachan)

24 ottobre 2006

C.


C. è un bambino.
C. ha preso super ottimo di matematica. Sta diventando più affettuoso... e più intraprendente!
Mentre suonavo il pianoforte del suo papà si è seduto sulla mia gamba sinistra e mi ha levato le mani dalla tastiera per colpire lui, i tasti di casa sua!
C. è andato a dormire e ha fatto il giro del baciodellabuonanotte e al mio turno la mia barba lo ha spiazzato, così ha appoggiato la sua fronte sulla mia tempia. Un gesto colorato di delicata magia che solo un bambino può inventare.
C. scrive al computer, per comunicare.
C. una volta ha scritto: "Anelo a dominare gli elementi del mondo sonoro". Una frase impegnativa, sotto ogni aspetto.
C. è autistico.
Ed è mio amico.

14 ottobre 2006

Macchie di magia


Piccoli punti neri dal diametro di tre millimetri. Capita spesso che questi punti arrivino ad un tale livello di pigrizia da avere solo delineati i bordi e che dentro rimangano bianchi, rendendo tutto più lungo. A volte molto più lungo.
Quando si trovano ad inseguirsi, che sia in lenta processione o in rapide corse, con salti, pause, ora brevi, ora lunghe, sono capaci di entrare dentro chi abbia la fortuna d'imbattersi nei loro giochi e di tormentare i sentimenti più assopiti, più nascosti e remoti. Quando sono tanti e si arrampicano uno sopra l'altro, allora la tensione emotiva sale a livelli impareggiabili, le vibrazioni che provocano diventano esagerate, inarrivabili, paragonabili al più grande amore e alla più profonda disperazione uniti in un amplesso selvaggio.
Esistono alchimisti in grado di mischiarle, sovrapporle, unirle e disporle in modo tale da creare queste pozioni magiche che vengono disperse in enormi fontane dalle quali chiunque può bere, trovandosi catapultato in un mondo di pura magia.
Piccoli punti neri dal diametro di tre millimetri.
Piccoli cerchi neri dal diametro di tre millimetri.
E poi segni, curve, linee, punti, macchie d'inchiostro che formano strani ghirigori.
La magia è pronta, la doppia stanghetta è stata tracciata.
Che la musica abbia inizio!

09 ottobre 2006

Parafrasi

Dal momento che il mio post precedente tende a perplimere tutti i miei visitatori (a parte Artemisia80... credo...), mi proporrò in un esercizio che mi rimanda ai tempi della scuola media (ah, bei tempi... oh, che orrore! Scegliete la vostra preferita):
LA PARAFRASI!!!

Dunque, andiamo con ordine, che c'ho la ruggine... Il mio consiglio iniziale è quello di dare libero sfogo alle idee, senza permettere alla "paura di osare" di inibire la nostra voglia di esprimerci, di amare, di dire la nostra. Ogni cosa che nasce, è libera dai prgiudizi (la libertà assoluta in ciò che il male non conosce), libera da qualsiasi fattore inquinante, sia esso emotivo o fisico, e dare libero sfogo alle idee, affinché si materializzino, è il modo migliore per esprimere e liberare ciò che viene frenato da troppa razionalità, e quando è troppa, è anche pericolosa... (è via sicura per esprimere ciò che si incatena nella mente razionale).
Il secondo consiglio è di "baciare il male con l'inganno del saggio che raccoglie solo il frutto maturo e lascia, dove serve, il seme che non sfama" ovvero: cercate di non proteggervi dal male chiudendo gli occhi, ma cercate di conoscerlo, perché ogni esperienza è capace di lasciare qualcosa dentro di noi, che ci aiuti a migliorare. Il male esiste, è il paragone necessario che serve a dare importanza e senso a ciò che è buono, positivo, bello. Ed è bene (ri)conoscerlo quindi raccogliere solo ciò che possa nutrire la nostra anima, la nostra mente, in ogni momento, in ogni nostra esperienza, senza essere troppo avari e lasciare semenza su un terreno fertile, in modo tale che, chi passerà dopo di noi, potrà godere delle stesse esperienze e nutrirsi della stessa conoscenza. Cercare sollievo e riposo, ma mettersi anche in gioco, alla luce del sole (passare dove l'ombra non è eterna), perché la pigrizia, la paura di rischiare, la paura di vivere distruggono ogni buona intenzione e appesantiscono il cuore (il sollievo eterno non consola, spezza le intenzioni e brucia il cuore).
In conclusione, non sforzarti di salvare il mondo da tutti i suoi problemi e, soprattutto, non costringere gli altri a subire la tua amicizia o il tuo amore, perché chi ne avrà realmente bisogno, chi si sentirà in grado di ricambiarti o avrà bisogno di te, se sa che ci sei, verrà a chiederti consiglio, verrà a chiederti amicizia, conforto, una carezza, amore, rendendo così il vostro rapporto spontaneo in un meraviglioso gioco di dare e avere, che sia per una vita intera o per un solo attimo, ma senza l'angoscia che opprime; insomma: non costringere i favori, chi necessita di un solo attimo d'amore viene umile a cercare una carezza.
Tante parole per dire una cosa semplice semplice: VIVERE!
Puff!!! Pant!!! Che faticaccia, mi riesce molto meglio essere enigmatico.
Saluto!... emh... no! Non posso farlo! No, dài! Così è troppo!!! NON LO FARE!!! NOOOOO!!!! NON CADERE COSI? IN......... Ok, lo faccio:

;)

07 ottobre 2006

Una carezza.


Liberare le idee...
Lasciare che scivolino fuori senza ordine né leggi.
La libertà assoluta in ciò che il male non conosce è via sicura per esprimere ciò che si incatena nella mente razionale.
Credere.
Baciare il male con l'inganno del saggio che raccoglie solo il frutto maturo e lascia, dove serve, il seme che non sfama.
Passare dove l'ombra non è eterna (il sollievo eterno non consola, spezza le intenzioni e brucia il cuore).
Non costringere i favori; chi necessita di un solo attimo d'amore, viene umile a cercare una carezza.
Vivere.

04 ottobre 2006

Da me si va per la perduta estate...




L'autunno si è presentato con prepotenza, vestito da gran festa, sparando colpi di cannone come a dire: "Guardatemi tutti! Sono tornato!". Avanza con passo cupo e sicuro, facendosi accompagnare da incessanti rulli di tamburi di gocce di pioggia. E ci guarda ridendo mentre, impreparati al suo ritorno, rimandiamo appuntamenti, ritardiamo spostamenti, solo per evitare di doverci incontrare faccia a faccia con il suo primo spettacolo di luci e suoni. Grancasse, timpani, lampi danzanti. L'autunno si è presentato con prepotenza, ma nel cuore dei due amanti l'estate dei sentimenti è ancora talmente forte che li avvolge nel suo rosso, nel suo arancione, nei suoi caldi aliti di vento gentile.

Ma l'autunno è arrivato e io, dato che posso, non metto il culo fuori di casa.

Scusatemi.

01 ottobre 2006

27 settembre 2006

Banalità (...oggi mi sento pronto per un nuovo, importante passo: sarò conciso!)


La capacità di sapersi rapportare con il prossimo senza farlo sentire diverso, parte dalla consapevolezza della diversità che è propria dell'essere umano.
"Siamo Tutti Uguali" è il muro che separa etnie, generazioni, pensieri...










(foto by Jackie-Jet)

26 settembre 2006

Denti

Non ricordo come iniziò, ma so che fu un'esperienza unica. Ne porto ancora i segni. Non fisici, ma dentro di me qualcosa è rimasto irrimediabilmente irreparabile.
Era un lunedì; tante cose hanno inizio il lunedì, le diete, per esempio o più semplicemente la settimana, ma quel lunedì finì tutto.
Fu il giovedì precedente, che iniziò quest'avventura fuori da ogni regola del mondo reale così come della fantasia. Ero sveglio da poco, ma ogni mossa che spettasse al destino era irreale ed ogni mossa che spettasse alla quotidianità era irregolare. Un'avventura del genere sarà quasi impossibile cancellarla dalla mia memoria e da chi, in quei giorni, incontrai dentro la storia passo dopo passo, fino a lunedì.
Fino a quel lunedì.
E' incredibile la semplicità con cui le cose, anche le più forti, le più bizzarre, le più esagerate, tendano a seguire un ordine naturale che le porti comunque, prima o dopo, a finire. Tutto quello che mi accompagnò in quei quattro giorni, finì quel lunedì mattina.
E io che detestavo quest'ultima accoppiata... Cambiare idea è proprio della natura umana, quando l'esperienza decide di segnarti o di insegnarti.
O quando nevica.

21 settembre 2006

Cunìcoli


Scivolò fuori dalla finestra come un serpente albino, senza un rumore, senza lasciare traccia del suo passaggio. Forse nanche nel suo cuore e nei suoi ricordi.
Al suo risveglio la memoria non avrebbe scosso i suoi sensi, facendo ridestare le sensazioni di quella giornata che, una volta trascorsa, si era tuffata nella passionale Sera svenendo, sfinita, fra le braccia della Notte. Non ci sarebbe stato nulla che ricordasse di aver vissuto, quel giorno.
Scivolò fuori dalla finestra come un serpente albino cadendo, lieve e senza tonfi, sul terreno soffice. A guardare ora, da quella finestra, si sarebbe vista solo l'Oscurità inghiottire famelica ed ingorda tutto ciò che il giorno, con la sua abbagliante luce, si vanta di regalare alla vista.
Davanti a sé l'infinito, il tempo pareva dilatarsi e restringersi a suo piacimento, come se il domani fosse già passato, come se il domani fosse infinito, come se non ci fosse un Domani. Né un Adesso. Appagata ogni sua bramosia, strisciò via da quella casa come un'anaconda sazia, senza guardarsi indietro, muovendo ogni suo passo, sul terreno morbido, come se tutto fosse ovattato ed inquietante. Ma era felice, si sentiva forte, sentiva la solitudine, la stanchezza, si sentiva triste...
Quella notte non sarebbe mai finita.
Scivolò ancora, fra le grate, le siepi, il buio. Di colpo finì tutto e si ritrovò su una spiaggia. Si avvicinò al mare, si sedette a guardarlo.
E sospirò.

16 settembre 2006

Vita


Anche quando permette al suo inseparabile compagno Destino di impugnare il bastone e colpirci, lasciandoci storditi in modo irreparabile (a volte apparentemente, a volte irrimediabilmente), restare al suo fianco abbracciandola con passione, con coraggio e serenità finché ci è dato di farlo, è l'unica via da percorrere per evitare di sentirsi schiacciare come un insetto noioso, sentendosi inutili, vuoti.
Soli.
Sapere che esistano pianti inconsolabili, che siano inevitabili o capricci della mente, mi spezza il cuore.
Sapere che chi potrebbe stare molto meglio di me stia male perché non sa abbracciare, mi spezza il cuore.
Sapere che esistano persone che, leggendo queste parole, potrebbero non essere d'accordo con me, mi spezza il cuore.
E non perché pretenda di essere necessariamente capito, assecondato, accetato, ma perché rischiano di non mangiare fino in fondo al banchetto di nonna vita.
Ed è un gran bel banchetto.
Ho salutato spesso chi passasse di qua, per caso o per volontà, augurando buona vita a tutti. Stanotte non potrei salutarvi diversamente:
Buona Vita a Tutti, nonostante il bastone...

(foto by Elsa)

12 settembre 2006

7 Agosto 1983


"A che piano?" "Quinto". E quinto fu.
Grazie a Dio quassù non c'è il buio da cuore di tenebra che avvolge gli altri piani quando, il pomeriggio, la luce delle scale non vuole saperne di accendersi; grazie a Dio, già, perché è pomeriggio e devo aprire la porta e un filo di luce, giuro, è compagno gradito in certe delicate operazioni, soprattutto quando le quattro borse della spesa non sono state riempite in perfetto stile "tetris", non tanto per incapacità, quanto per impossibilità, di conseguenza appoggiarle sul pavimento del ballatoio, per aprire comodamente la porta di casa, diventa un'azione non poco rischiosa. E oggi ho pure comperato le uova. Chiavi in mano (da subito, sono un massaio previdente, io!), un giro, due giri. Tre. Spingo la porta delicatamente e sollevo ventitrechilogrammi di spesa per accendere la luce ed evitare che, una volta chiusa la porta di casa, sia il buio da cuore di tenebra che è in casa, ad avvolgermi. Non proprio ora che il più è fatto. E poi ho le uova da portare in salvo e curve, spigoli, mobili, muri e qualche folletto dispettoso, quando stanno al riparo dalla luce, sono una squadra imbattibile. E oggi mi sento felice, stanco ma felice, e non posso permettere ad una squadra di dispettosi di rovinarmi questo sorrisetto sornione.
Uova in salvo. Tutto in salvo.
Decido per una doccia per lavare via la fatica, a questo punto più mentale che fisica, e gli effetti devastanti della maccaja e delle delicate operazioni che ho appena portato a termine con successo. "Papà è ora di merendare!" "Lo so, guarda nella credenza, ho comprato i... Ma chi sei?" Un bimbetto simpatico e riccioluto mi guarda con un'espressione a metà fra il divertito e il perplesso. "Ma sono io!". Ride. Io no. Ma chi è quello? Oh, la porta, non ho chiuso la porta. Prendo il pargolo, divertito e riccioluto, per mano e vado a... Chiusa. "L'hai chiusa tu?" "No, papà, tu! Prima, coi piedi! E poi hai portato le borse in cucina!"
Apro la porta.
Nessuno.
Non c'è nessuno! Una mamma che chiami il figlio, una nonna che chiami il nipote... Voci di bimbi che ridacchiano per il loro stupido scherzo direi ben riuscito. Niente.
E nessuno.

"A che piano?"
"Quinto".
Un brivido lungo la schiena, una strana e inquietante sensazione di déjà-vu, le porte dell'ascensore si aprono.
E quinto fu.

11 settembre 2006

Ah, già... oggi è l'undicisettembre!

Un breve "blogtour" mi ha fatto ricordare che... Ed eccomi a sputar sentenze con fastidiosa supponenza. Ho letto battibecchi su "è più importante l'11 settembre 1973/ è più importante l'11 settembre 2001" e blablabla... Destra bùùùù! Sinistra bùùùù! Le solite, sterili querelle che non portano da nessuna parte, come un sacco di altre stupide azioni dell'uomo, tipo la guerra, ma giusto per fare un esempio... Certo è che sostenere che l'America sia li più grande esempio di democrazia al mondo, mi pare un po' azzardato, ma non voglio entrare in polemica con chi l'ha scritto da qualche parte in qualche blog o con chiunque lo pensi, lungi da me... Ecco le mie inutili pensate al riguardo:
La dittatura è un male, che si nasconda dietro bandiere nere o rosse. A volte si è costretti a scavare fino a farsi sanguinare le dita per risalire ai diversi ideali che hanno portato a tante vittime, tanti errori, tanti orrori. Ma questo, l'ideale di partenza più o meno sano, non è una scusante né per la dritta né per la manca. E attaccare le idee degli altri, insultare i punti di vista e quant'altro senza farsi prima i conti in tasca non porta a niant'altro che ad un fastidioso "gnègnègnè" da asilo ben poco produttivo (stile certipoliticiitaliani; cito loro per quel discorso di farsi i conti in tasca...) e si continua, così, a fare il gioco dei potenti ovvero: tanto noi siamo qui a decidere e a mangiare bene, mentre quelli là fuori, chi più chi meno, si tirano le pietre uno con l'altro...
Campi di concentramento, gulag, prigioni cubane, prigioni americane. La storia va ricordata per essere resa un po' meno pericolosamente ciclica, insomma fare il saluto romano o il pugno a caso ed avere il ritratto di Hitler o di Mussolini o di Stalin appeso alle pareti non è un gesto granché intelligente, perché è spinto da una base di ignoranza nei confronti delle mille sfumature (più o meno sfumature...) della storia, la quale dovrebbe essere tramandata da chi l'ha vissuta; questa sarebbe l'eredità più bella da lasciare...
Mio nonno "Steva" mi ha fatto capire gli orrori dei campi di concentramento, ma anche gli errori dei gulag e, di conseguenza, mi ritrovo a guardare ogni guerra, ogni atto terroristico (eccetera)con una visuale che parte dal cervello filtrando il più possibile le vibrazioni emotive che portano a dire banalità o a dire addirittura che certi morti siano più o meno importanti di altri.

Sarà che sono spinto da una "carità cristiana" innata che magari poco mi si addice, ma parto sempre dal presupposto che chiunque mi si pari davanti è, in primo luogo, un semplice uomo. Che sia il Papa o il bambino africano senza gambe, un pankabbestia, un ladro, un finanziere, un politico, un contadino, un uomo o una donna...
Ma forse sono solo un povero mentecatto presuntuoso e vi ho inutilmente tediato con deliri e banalità. Scusatemi.
Ora mi eclisso e torno a sognare, il mio blog è poco terreno e poco serio, non posso tradirlo così...
Comunque sia buona vita a tutti.
Per l'ennesima volta.
MaEstroBuitre.

Città



...uno spuntino solitario, il silenzio rotto mille volte ad ogni respiro; la vastità del cielo notturno appesantita e ingabbiata dai palazzi.
Sto subendo un'inaspettata sensazione di vuoto nonostante sia circondato dal tutto che riempie il nulla appena abbandonato, fino a farlo traboccare...
Confido nella forza alienante della quotidianità, so che mi guarirà presto.
Mi abbandono al tedio cittadino,
e mi spurgo un po' l'anima.

08 settembre 2006

Pausa da un quarto e mezzo...


Perfattamante uguale a chi non sogna; solo così sei una luce ideata dal male.
Vola venendo da dove si suda.
muore


Nel frattempo mi faccio un'ultima toccata e fuga (e chi meglio di me può dirlo?..) nel paradiso di cui sotto (o di qui sotto, che va bene uguale).
Vi lascio ad osservare perplessi lo schermo cercando di capire le parole in corsivo. Fatene quello che volete. Ditemi quello che pensate.
A lunedì...
Buon "uicchènd".

05 settembre 2006

Rustigazzo


Ogni giorno si trascina lento e stanco verso il suo personale tramonto dalle irripetibili sfumature. A volte la pioggia appesantisce le ore regalandomi una piacevole ed illusoria sensazione d'infinito.



Il silenzio che mi circonda è così delicato e magico che sembra mi abbracci fisicamente; e il cielo, la notte, qui è realmente infinito, e ne subisci la grandiosità sentendoti piccolo ma allo stesso tempo parte della sua misteriosa immensità.
E capisci, con infantile stupore, di essere vivo.

14 agosto 2006

...e com'era arrivato, ripartì verso luoghi remoti e sconosciuti...




...se un vagabondo senza meta né ideali

...un cavaliere errante con ideali indistruttibili, ma senza una battaglia da combattere o una dama per la quale piangere o sorridere

...se un cane randagio

...un affamato

...un ricco e annoiato turista

...un curioso viaggiatore...

...se una qualiasi anima intrappolata in un qualsiasi involucro di pelle, carne, ossa e viscere, magari neanche troppo comodo e troppo suo o perfettamente calzante ed agevole...

...se amici o sconosciuti

...se qualcuno dei suddetti, dei non-detti o anche nessuno passasse da queste parti, si fermi per tutto il tempo che vuole, senza però sperare in nessuna parola, in nessun sorriso, in nessun'esperienza piacevole o tediosa, inquietante o rassicurante, perché il bizzarro musico che riempie questi spazi di parole al vento si ritirerà fra le verdi colline piacentine in cerca di riposo. Ma tornerà a settembre.

Per vostro piacere.

O dispiacere.

Buona vita, in ogni caso.

A tutti.

MaEstroBuitre

11 agosto 2006

Monte Moria (parte seconda)


...i miei occhi si muovono inutilmente alla ricerca di qualcosa che non può essere visto. Il nulla è lo spettacolo che mi viene proposto con così scarsa ironia e senza possibilità di rimborso. Non ci saranno né applausi né fischi, ma solo il nulla. Non è un buco, non è cielo, non è nero né bianco, ma so che quella cosa che sto vedendo è il nulla. Nell'altro giardino la vecchietta è sempre lì, seduta all'ombra della sua vite e delle sue vite, il suo gatto non ha cambiato colore come la mia erba, che però sembra essere stata grigia da sempre; mi rigiro.
Il Nulla.
Gli propongo le mie spalle, senza pensare, e scendo quei mezzi gradini appoggiandomi e facendo scivolare la mano sinistra sulla ringhiera lontana una vita da quei mezzi gradini. L'erba, da vicino, è sempre grigia e luminosa, ma sembra sana e il suo profumo è immutato ed entra nel mio naso come una carezza rassicurante. La mia cucina esiste ancora, per quanto confini in maniera pericolosamente vicina al Nulla. Ma è mattino. Sono le sette del mattino. Ed io devo fare colazione, cascasse l'altra metà del mondo, io - devo - fare - colazione.
Entro in cucina senza rendermi conto di nessuna strana sensazione che la vicinanza del Nulla mi potrebbe o mi dovrebbe far provare e mangio.
Quando esco l'erba è verde, la betoniera è in funzione ed Ettore è felice di lavorare a sololuisacosa accompagnandosi con il suo inconfondibile "pòpòpò-lòlòlò". Del Nulla nessuna traccia, ma so di averlo visto, o di non averlo visto, sta di fatto che la secchezza delle mie fauci non è stata una reazione fisiologica a qualcosa di naturale, ma pregustavano quello che, di lì a poco, avrebbero visto i miei occhi e sentito i miei peli. Il Nulla che accoglie il nulla e lascia in pace qualcosa per qualche motivo o solo perché è qualcosa.
Qualcosa ho visto e nulla ho veduto, quel nulla che mi rimane dentro come un granello di sabbia in fondo all'Oceano. Nessuno ci fa caso, l'Oceano per ultimo.
Ma c'è.

09 agosto 2006

Monte Moria (ovvero: il parco provinciale)

La secchezza delle fauci è sempre stata preludio di giornate no. E, quella mattina, nemmeno le acque dell'intero Chero avrebbero restituito un minimo di vita alle mucose della mia bocca, ergo: quella sarebbe stata una giornata no. La sola sveglia innaturale mi sarebbe bastata per pregare che fosse già il giorno dopo: quell'incessante, terrorizzante, abominevole o, più semplicemente, fastidiosissimo rumore di fondo decisamente fuori luogo, che proveniva dal giardino vicino. Quella stramaledetta betoniera in funzione alle sette del mattino in questa, altrimenti, oasi di pace.
"Ettore è un gran lavoratore!", ripete con una fastidiosa punta d'orgoglio, neancha fosse suo parente, la vecchia che sta due ville più in là... Sarà, ma più che tormentarmi da svariati anni con i suoi rumori da "lavoratore", non fa. La sua casa o il suo giardino, in confronto al rumore che il suo instancabilmente ininterrotto lavoro produce, non sono cambiati di una virgola. Il mio sospetto, a questo punto, è che si tratti di un pazzo visionario e che si stia preparando alla fine del mondo costruendosi un'intera città sotterranea stile "Underground" di Emir Kusturica.
Devo bere, non servirà a granché, come dicevo tante parole fa', ma devo bere. Scendo dal letto e, al secondo passo, la caviglia destra mi conferma che oggi non è proprio giornata! Zoppicando raggiungo il bagno e, trascorsi alcuni minuti fra un lavandino ed un water, esco incolume da tutte le operazioni mattutine che sono solito portare a termine prima di scendere a fare colazione.
Per raggiungere la cucina al piano di sotto, non ho una scala interna, sono obbligato ad aprire la porta e scendere la scala che dà sul mio grazioso giardino. La chiave potrebbe anche rompersi nella toppa, viste le buone aspettative che ho dopo questo entusiasmante inizio, ma gira allegra e permette alla porta di aprirsi. Ed è proprio in quel momento che capisco che le capacità di preveggenza delle mie fauci meriterebbero molta più considerazione. Il sole era acceso solo a metà, ogni scalino finiva prima di incontrare la ringhiera dalla parte opposta e l'erba del mio giardino era di un grigio abbagliante. Col cuore in gola, mi volto a guardare il giardino di Ettore, e...

13 luglio 2006

Oggi mi trasferisco...


Come disse Bombardino "avremo bisogno di tutto". In fondo non aveva tutti i torti, anzi, credo proprio che avesse ragione, di quelle da vendere anche a saldi fino ad esaurimento scorte. O fino ad esaurimento, e basta. Come il bambino che va al mercato con la mamma e, mentre girano tra i banchi, chiede: "Mamma, mamma! Perché quei cani fanno così?" e la mamma: "Va bene!"... La superficialità che scivola come un rivolo di acqua, ma che da qualche parte deve per forza andare... a volte si trasforma in fiume in piena, in lago di montagna, in mare, in pozzanghera, in vapore, in pioggia, ma non ristagna mai per troppo tempo, cambia, si evolve, si muove, vive. E' nella natura delle cose. Il bene, il male, i punti di vista. Credo che (ri)guarderò film e (ri)leggerò libri per i prossimi tre mesi dal punto di vista del cattivo, dell'antagonista... Potrei capire di più o confondermi irreparabilmente. Potrei amare di più quello che vedo o che leggo, o trovarlo improvvisamente terribile ed insopportabile. Ma si può fare? Dico, uno ci può riuscire senza problemi oppure tutto è pensato e costruito in modo tale da non permetterti di scegliere da che parte stare? Cogito... ergo... Comunque si andrà alla festa delle barzellette della canzonetta italiana, perché così va la vita; già, così va la vita!

Questa maccaja mi fa impazzire.

11 luglio 2006

Grigio. Anche domani (ma solo forse...)

Trent'anni. Trent'anni passati ad autogestirsi, autoaccusarsi, annientando la sua capacità di rapportarsi decentemente col prossimo, che fosse esso un amore da romanzo immortale o lo sconosciuto sull'autobus numero 20 (Foce\Via Degola). Anni passati convinto che la sua vita sarebbe stata eternamente quella, convinto che la libertà fosse alla base di una buona riuscita in tutto, convinto che si sarebbe per sempre autogestito, autoaccusato.
Convinto che si sarebbe per sempre dato la colpa di tutto e di niente, per poi perdonarsi da solo e coccolarsi con una giornata di libera uscita dagli impegni del quotidiano.
Convinto che sarebbe stato così per sempre.
Convinto di essere un buon ascoltatore ed un ottimo consigliere, uno di quelli in grado di risolvere i problemi di tutti. Si sentiva parte della natura e della vita di ogni cosa animata nell'universo intero.
Poi si ammalò di tristezza, delusione, indifferenza, disillusione, stanchezza, noia. E morì, solo, senza che nessuno se ne accorgesse veramente; così decise di tornare, sempre senza che nessuno se ne accorgesse veramente, e cercò di scrollarsi di dosso la tristezza, la delusione, l'indifferenza, la disillusione, la stanchezza, la noia...
E quando stava per essere ad un passo dalla guarigione definitiva per ricominciare a vivere, morì.
E quella volta non se ne accorse neppure lui, e divenne grigio in mezzo a tutto il grigio che la vita, di quei tempi, potesse offrire.
L'unica cosa, che potesse offrire.
Una casa grigia, una moglie grigia, dei figli grigi, un lavoro grigio.
Una vita grigia.
Poi, un giorno grigio come tanti (tutti) gli altri, guardò sua moglie nei suoi occhi grigi e le scappò di dirle "ti amo".
E non cambiò nulla.

25 giugno 2006

Altra pausa, altro regalo!


E via, per quel di Rustigazzo... Per un po' non sentirete parlare di me, mi ritiro per una decina di giorni sui colli Piacentini a vangare, zappare e mangiare salumi... Ci si rilegge fra un paio di settimane!!! Nel frattempo, potete godervi gli arretrati di NonnAbelarda o abbandonarmi per un po'... Se promettete di tornare a scoprire dove mi portano i neuroni, il momentaneo abbandono non si farà sentire...
Buona vita a tutti e a presto!!!
MaEstroBuitre
(Ciao Amore, la nostra vita va avanti, anche se staremo lontani per qualche giorno... A presto!)

22 giugno 2006

NORVEGIA. Quarto Movimento. Finale- Balestrand, con brio.


Una chiesa in legno, con il soffitto a forma di nave vikinga rovesciata, è l’unico vero intervento artistico dell’uomo, qui a Balestrand. Gli intarsi sul legno, il soffitto così tipicamente norvegese, l’effetto visivo che ti regala l’esterno di questa chiesetta, cercano di dare un senso d’importanza alla chiesa ma, per quanto la sua bellezza ci faccia innamorare, a tal punto da non renderci conto di consumarla di fotografie, la sua semplicità riesce a mettere in secondo piano gli evidenti sforzi umani di rendere importante questa specie di taverna di Gesù.
Amore, ci veniamo a sposare qui?” “Certo, piccola, unirci per sempre nella mia antica terra, sotto questa nave rovesciata, fra queste travi piene di storia, di sussurri epici, nell’unico posto dove sento qualcosa di vagamente mistico e silenziosamente religioso, è un’idea meravigliosa!”.
Un po’ di pioggia rende la passeggiata in questo angolo di Paradiso ancora più magica, immergendoci in un’atmosfera sospesa.
E, finalmente, riusciamo a farci una sacrosanta abbuffata di salmone, patate, rabarbaro sciolto in acqua calda… si, avete letto giusto, non è una stecca (l’ultimo movimento continua a procedere liscio come il mare dei fiordi), come dolce, dopo una succulenta zuppetta di pesce e un bel po’ di ottimo salmone, ci offrono un dolce che è, in realtà, un piatto di acqua calda con dentro del rabarbaro sfilacciato e sciolto. Storco il naso ma, al secondo cucchiaio, me ne innamoro.
Questo alberghetto è pieno di salette dove il silenzio è capace di avvolgerti e di rapirti il cuore come il canto di una sirena, per farti naufragare nella volontà di restare lì per sempre. Digerire la cena seduti su questi divani, che sembrano di antichi nobili pacifici, osservando il fiordo dalla grande vetrata, è capace di rendere questo orribile caffè meno imbevibile.
Il tempo stringe.
Il viaggio sta per concludersi.
La mattina mangiamo aringhe, gamberetti, carne, patate, pane, insalate cremose, sembriamo due troll affamati. Nemmeno tu, piccola, sembri accusare questa colazione, per niente simile al nostro latte e biscotti; mangiamo e mangeremmo per ore. Una bontà inspiegabile. Non provo a convincervi della delicatezza e della bontà dei nostri piatti, che continuavano a riempirsi a quell'ora del mattino, perché è solo da provare… E poi ancora mare, ancora fiordi, ancora treno.
La Flåmsbana è una lenta passeggiata sui binari di un trenino che impiega un’ora per percorrere trenta chilometri, ma lo spettacolo che ci offre è unico. Dai finestrini osserviamo pareti imponenti di roccia che pare addormentata da un tempo iniziato prima ancora del mondo, cascate, torrenti e ancora Norvegia. La vera Norvegia, quella interna, quella nascosta dal mare, quella così diversa, ma dall’identico sapore, dall’altra vera Norvegia, quella dei fiordi, quella del mare…
E a Myrdal, dove esistono solo neve e la stazione, prendiamo un gelato. E scopriamo improvvisamente chi può essere tanto in disaccordo con la sua sanità mentale da prendersi un gelato qui in mezzo alla neve. Io e te.
Torneremo presto, Norvegia.
E se non fosse presto, magari torneremo in tre, così potrai dire bentornato ad un nuovo vikingo.

18 giugno 2006

NORVEGIA. Terzo Movimento -Fjærlandsfjord, adagio cantabile.


"Imbàrcati e torna a scivolare, sopra questo pronipote dei nostri imponenti e veloci velieri, sul mare che fu, un tempo, il tuo mare. Questo mare incessantemente calmo dal quale partisti e al quale ritorni, ora, dopo non una sola vita, ma tante, troppe vite che si perdono nel passato più sfumato e sconosciuto che nessun pensiero possa mai catturare"... Il vento che si alza con la corsa dell'imbarcazione e che si placa, improvvisamente, ogni volta che ci fermiamo nei vari porti, fra questi imponenti e meravigliosi fiordi, mi dà il definitivo ben tornato. Il più forte ed importante di tutti. Si, sono tornato e la gioia che sento non è gioia, lo stupore non è stupore, la serenità non è serenità. Ogni cosa è amplificata in una vertigine di sensazioni piacevolmente ingestibili.
I monti si tuffano dal cielo, con le loro cime, fino a toccare il mare in uno spettacolo di staticità e d'imponenza; le acque tranquille ripropongono la loro intera immagine dando l'impressione di mondo reale sopra e mondo parallelo sotto, ma senza l'angoscia di sapere quale dei due sia il migliore. I gabbiani si avvicinano danzando curiosi e sicuri nell'aria, il cielo è realmente immenso, realmente azzurro. La grandiosità della natura ti fa sentire piccolo ma, allo stesso tempo, ti accoglie facendoti sentire parte del suo tutto e della sua grandezza.
Bøyabreen. Il ghiacciaio.
Ormai è estate, ma il cuore del ghiacciaio resiste eternamente al caldo, e sopportare la sua vicinanza provando solo un lieve fresco primaverile aggiunge stupore allo stupore. Ancora fiordi... ancora il cuore che batte mentre gli occhi si riempiono di immaggini che resteranno dentro di noi come un'ombra quotidianamente presente e rassicurante. La Symphonie Fantastique sta per concludersi ma, come ogni capolavoro, verrà riascoltata, regalando, per sempre, vibrazioni armoniche e mai dissonanti. Sfumiamo fra le inesistenti onde di questo specchio d'acqua che si fatica a chiamare mare, per la sua calma non apparente imparata nella sua unica antichità, e attendiamo che la breve corona sulla pausa termini, per attaccare con l'ultimo movimento...

14 giugno 2006

Breve Interludio


...oggi il mio amico brontolone compie dieci anni!!!
Auguri, Lothar!!!
E brontola un po' meno, se no cadiamo nella trappola della somiglianza tra cani e padroni... come dici? Ah, già... è troppo tardi!!!

12 giugno 2006

NORVEGIA. Secondo Movimento- Bergen, poco mosso con sentimento.


Un bimbo gioca con il papà; striscia, come un piccolo predatore, sotto i sedili del treno. E ne esce vivo e pulito. Il paesaggio, che muta in modo profondamente impercettibile, fuori da questa seconda classe di lusso e velluto verde, comincia ad entrarmi dentro con una violenza silenziosa ed indolore, ma sarà un'entrata irreversibile. Una comitiva di vecchietti sale sul nostro salottino che scivola sulle rotaie. Alle prime battute, vedendomi sorridere, mi prendono, senza faticare troppo in indugi, per uno di loro (un norvegese, intendo. Mica un vecchietto...); è superfluo dirlo, ma non sono i primi né saranno gli ultimi a rafforzare il mio grido interiore di "ben ri-tornato a casa!". E il quadro che scivola sui vetri sigillati del treno, continua imperturbabile la sua metamorfosi.
"Guarda, amore, chissà chi può essere tanto in disaccordo con la sua sanità mentale da prendersi un gelato qui in mezzo alla neve! Questo paese è solo neve, neve, neve e la stazione del treno. E i gelati. Questi nordici sono un po' svitati, te l'ho già detto!". Poi la neve sfuma e si tramuta silenziosamente in una fila di alberi, in un lago, in un gregge, in un gruppo di casette di legno. Poi tutto si ferma. Quasi è un dispiacere, scendere da questa carrozza di marzapane.
Ed eccomi, con te, davanti al Bryggen, piccolo e umile tentativo dell'uomo di aiutare questa natura imponente, ma ancora non troppo, ad essere tanto magnifica. Un fila di case in legno con tetti esageratamente a punta, che sembrano vecchi compagni di giochi che si tengono sottobraccio mentre osservano il mare e noi due. Facciamo a gara a chi si muove per primo e, per una giusta decisione celeste, perdiamo noi ed andiamo a cena.
Si va a letto con il solito sole che non ne vuole sapere di andare a fare luce da un'altra parte.
Il mercato del pesce, fino alle otto di mattina, non inizia a vivere però dobbiamo lasciarci alle spalle le case-folletto del Bryggen. "Amore, ma riusciremo a mangiare i gamberetti freschi a colazione e un po' di salmone?".
Ciao, Bergen, il nostro stupore deve andare a vibrare ancora più velocemente fra i fiordi. Lasciaci partire, tanto lo sai, che non sarà facile dimenticarti. Anzi, è anche grazie a te che il nuovo sorriso verso il quale avevo dirottato i battiti del mio cuore, continui ad essere lo stesso di tanti post fa... Grazie, Bergen.

06 giugno 2006

NORVEGIA. Primo movimento- Oslo, ma non troppo.


Eravamo arrivati ad Oslo. Finalmente l'aereo aveva smesso la sua lotta contro la forza di gravità, come sempre perdendola. Prima o poi atterrare è una dignitosa ed inevitabile sconfitta. Una corriera ci portò in città. Una triste città. Poca natura, poca Norvegia.
Una città.
La via principale veniva misurata dai passi di poche persone, nonostante fosse un giorno di festa, per i norvegesi. Il mio viso era ovunque. Come una maschera in un bizzarro carnevale, mi guardava, poco sorridente, da ogni angolo, sopra centinaia di corpi, anch'essi poco diversi dal mio. Il mio sangue e la mia barba sono vikinghi, come lo erano i miei avi materni, ma quel giorno, in quella città poco Norvegia, per quanto i miei sosia si sforzassero di darmi un inquietante benvenuto (bentornato), non provavo ancora quella magica sensazione, legata a misteriosi richiami che, qualche giorno dopo, avrebbero risvegliato in me qualcosa di magicamente atavico.
Una città.
Per un attimo credemmo di capire cosa spinse Munch a dipingere i suoi "urli". Già, l'Urlo di Munch. Vederlo lì, davanti a noi, ci provocò un'emozione capace di staccarci dalla realtà e di farci provare un brivido. Finalmente potevamo finire di dare una sbirciatina a questa Oslo poco Norvegia, per poi cenare ai nostri orari europei (quei pazzi cenano alle cinque del pomeriggio!).
Andammo a letto con il sole che ancora illuminava il cielo; un cielo che non avrebbe mai ceduto il passo alla notte. Mi addormentai pensando a Munch. Ma non ebbi nessun incubo, nonostante la strana scelta del pensiero della buonanotte... Non sapevo che il giorno dopo, i nostri cuori, avrebbero iniziato a battere un ritmo differente, in un crescendo rossiniano che ci avrebbe portato fino all'esplosione finale. Che mi avrebbe fatto sentire tutta la potenza della natura nordica. La magia della mia terra.
Ma, questa, è un'altra storia.
O un altro post.

23 maggio 2006

...vedi sotto!!!

Vi riporto un commento anonimo fatto al post precedente:
"busi è un omosessuale e voi eterosessuali non potrete mai MAI capire cosa significhi questo in Italia: busi è un genio come michelangelo. ma in Italia meglio morire subito che nascere genio o frocio! non è colpa tua: la cultura eterosessista è un punto a vostro favore... per la sensibilità... beh... non è una caratteristica che vi appartiene! : "

Secondo Anonimo, il problema si riduce a problemi razziali. Stavo per rispondere nei commenti, ma credo che sia un argomento degno di un post. Veniamo al dunque: Dunque, il finale del post è volutamente infantile e volutamente di dubbio gusto per sottolineare il fatto che prendersi la briga di rispondere alla frase di Busi, gli dia automaticamente ragione, ergo: sono stato "scherzosamente" permaloso e "moralmente pornografico" per essere "simpaticamente" autoironico (il "virgolettato" mi dona...) perché credo che, chi fa qualcosa con la giusta dose di umiltà e passione, non si lasci minimamente toccare da certe provocazioni, mentre io mi sono lasciato fregare... (ri)ergo: forse è vero: Busi è un genio (certo, non esageriamo con i paragoni, Michelangelo mi sembra un po' azzardato, questo concedimelo...), se non altro nel campo della provocazione.
Boccio garbatamente, però, l'affermazione (in questo caso vedi sopra): "la sensibilità non è una caratteristica che vi [agli eterosessuali] appartiene!", perché trovo queste frasi tristemente banali e molto più razziste di una battuta da portuale. Considero questi luoghi comuni una spinta verso l'estremismo e l'autoghettizzazione(?), "i negri hanno la musica nel sangue", "i gay sono molto più sensibili di noi" (etc.)... insomma, per dio (uno qualsiasi, così non facciamo torti e non offendiamo nessuno...), sono "solo" PERSONE e le PERSONE godono di una ricchezza unica che nasce dal diritto e il dovere (entrambi meravigliosamente spontanei) di essere individui con 1000 pregi e 5000 difetti che ci rendono tutti unici, tutti diversi, tutti uguali... Credo che ci siano muratori sensibili e omosessuali carogne, così come ci sono africani che se ballano rischiano di annodarsi ed eschimesi che ballano come ninfe (beh, forse ho esagerato un po'...).
La società (intesa come "la massa che va dove va il vicino"...) si basa, purtroppo, su modelli considerati "normali" da millenni, perciò chiunque esca, volontariamente o costretto dal destino, da questi modelli, spesso (sempre) si trova a dover fare i conti con pregiudizi e situazioni emotivamente e umanamente difficili, e può capitargli di diventare, senza volerlo e senza rendersene conto, vittima anche di se stesso, incapace di tirar dritto per la propria strada senza restare sempre sul "chivalà" anche quando i discorsi sono centrati su ben altre cose. Nel nostro caso, ad esempio, Anonimo si è soffermato sulle ultime righe del post, anzi sulla sola frase: "Busi: un cognome un programma", senza considerare tutto il resto, dimostrando di essere permaloso quanto noi blogger eterosessuali... (e poi chi ti dice che siamo tutti eterosessuali?) Essere suscettibili , a quanto pare, è comune a tutti i sessi... mi sembra già un buon passo avanti!

L'incapacità della società di accettare il "diverso" è un problema enorme, c'è poco da cantarci su.

Quando feci il Servizio Civile, imparai, con l'esperienza, che per sapersi rapportare bene con le persone bisogna partire dal presupposto che un anziano SIA diverso da un giovane, che un tedesco SIA diverso da un indiano, che un omosessuale SIA diverso da un eterosessuale (andate avanti voi, avrete capito come funziona, no?).
Questo non è razzismo, non è un modo di ragionare che rischia di degenerare in una classificazione delle persone, bensì è la buona semina, il punto di partenza inevitabilmente necessario (o necessariamente inevitabile...) per trattare tutti con rispetto e spontaneità.
A patto che si interagisca con una persona che non si pianga addosso.
Pensatela come volete (e ci mancherebbe, direbbe il mio besagnino), e cercate di non fraintendere le parole di nessuno per una dose eccessiva di fretta.

Dopodomani parto e sto via una settimana. Lo dico perché non vorrei far passare il mio silenzio, nel caso ci fossero commenti di qualsiasi genere, per un comportamento snob.
Buona vita a tutti.
Come sempre.

Ps: alla fine questo post è una risposta alla provocazione di Busi decisamente migliore del post precedente. Giusto per ritornare al tema di partenza.

21 maggio 2006

Ci sono cascato!

Aldo Busi ha dichiarato che i Blog "sono un semplice assembramento di parole insensate, sono emerite sciocchezze di gente incolta, permalosa, piena di invidia, che fa un uso pornografico del nulla che ha in sé”."...invidiosi di cosa? Forse del fatto che le parole che lui scrive gli vengano pagate fior di quattrini? E perché incolti? Forse ha letto il Blog di Flavia Vento (chi, ahinoi, non la conosce!) dove la morte del congiuntivo è forse uno dei mali minori e ne ha fatto di un'erba un fascio? Rispondere alla sua provocazione è sbagliato, perché si cade nella sua trappola e si rischia di fare il suo gioco, dimostrando di essere suscettibili, permalosi, incolti ed anche un tantino pornografici, perciò mi limito a dire che, prima di giudicare una cosa che conosce poco e male, dovrebbe provare a leggerne qualcuno e, possibilmente, non un blog di signorine vip che tanto si rispecchiano nella definizione che lui ha dato, ma qualcuno dei nostri piccoli, umili, personali, deliranti, noiosi, importanti, piacevoli, inutili blog (una volta qualcuno disse che meno aggettivi si usano per spiegare qualcosa con efficacia, più si è vicini ad essere dei bravi scrittori...) e sono convinto che si ricrederebbe... (caspita, se non è una risposta permalosa questa!) E, comunque, se di accozzaglia di immondizia si tratta, siamo liberissimi di non sprecare tempo e fatica (e soldi, per chi ancora è un povero 56k, come il sottoscritto) per leggere cotanta inutilità e fare un giretto in libreria per leggere uno dei supoi capolavori (ok, faccio anche il sarcastico criticando cose che non conosco, spero di non dovermi chiamare per forza Aldo Busi, per essere libero di dire minchiate! Bene, così gli ho dato ragione e il mondo sarà un posto più felice!)
Citazione parafrasata della notte: "però non abbiamo mai detto che a blog si fan rivoluzioni o si possa far poesia"
Ps: questo post è degno della sua dichiarazione, inutile e infelice. Già che ci sono sparo pure questa boiata: Busi, un cognome un programma. Ci butto lì un chi lo dice lo è, un paio di specchio riflesso e anche un pizzico di gnègnègnè e me ne vado a dormire, che ho ben altri problemi da risolvere, in questo momento...

16 maggio 2006

Vivo sempre insieme ai miei non-capelli...


Lavare viso e testa, non avere il ciuffo storto che decide di farti perdere autobus, treni, tempo (cose che mi capita comunque di perdere, almeno cinque volte all'anno e sempre a danno della stessa persona, e non sto certo parlando di me medesimo...), non avere problemi di calvizie infami e terrorizzanti che minano la stabilità emotiva (anzi, magari mi svegliassi una mattina senza più vedere la ricrescita dei "pelidellatesta"!, mi eviterei anche la noiosa rapatura se non quotidiana, quasi...) perché la condizione di non-capelli nasce come una scelta, a volte anche dettata da necessità, ma sempre scelta rimane... Non sono un estremista, ho un amico che ha una coda lunga fin sotto le chiappe e una quantità e una qualità di pelidellatesta pari a quella di un cinghiale, ma a me non è mai capitato di andare al bagno un po' distratto e dovermi fare lo sciampo alla punta dei capelli perché non li ho spostati davanti, con ciò che ne consegue... L'unica controindicazione è che senza nemanco un filo di pelo ad uso di "vibrissa" la prima cosa che incontra l'ostacolo (leggi spìgolomaledéttoinfàmecheildiàvoloselopòrti!) è la crapa... E allora ti poni delle domande, tipo "Chi sono? Da dove vengo? Cosa ci faccio qui?"...
Commozione cerebrale.
Questa è la risposta universale a tutti i tuoi perché...
Ps: Eddy non ci entra un benemerito, ma mi piaceva ricordarlo...

12 maggio 2006

Piedi al Vento

Evviva l'estate!!! Io la detesto, troppo caldo, troppa luce, troppa maccaja (umiditàtipicamenteligure... una tortura!), va bene solo se non si ha niente da fare, e allora nuotate infinite senza subire la folla esagerata di sabato&domenica, oppure passeggiate eterne nei boschi dietro casa (parlo della casa in campagna, qui di boschi dietro casa non è che ce ne siano poi tanti...), se è così, allora EVVIVA L'ESTATE!!! Se no brutta bestia l'estate!... Però, come sempre, cerco di prendre gli aspetti positivi che il momento mi offre: piedi al vento!!! Gambe libere di farsi ammirare, anche se si è costretti a vivere ancora di autobus, traffico, impegni... anzi, meglio! E' decisamente più erotico un piede a passeggio piuttosto che svenuto su una spiaggia... Quale gioia per i miei occhietti intorpiditi!!! Perciò posso unirmi al coro pecorone nel lieto e bucolico grido "Evviva l'estate!!!"
(sono imbarazzantemente giulivo... che il Walhalla intièro mi perdoni!!!)

09 maggio 2006

Incontro (credo)


Da quanto tempo mi stesse aspettando è un mistero, così come misteriosa era la sua identità; la sua voce non arrivava alla mie orecchie, ma che stesse parlando ne ero certo, non so come spiegare questa (sgradevole) sensazione, ma me ne davano conferma i peli che si alzavano sulle mie braccia. Era lì, apparentemente, ma tutto in lei (quella cosa) era sfuggente, nebuloso, liquefatto. Non riuscivo a capire, forse non volevo capire. Solo ora mi rendo conto che tutta quell'angoscia fosse uno spreco, ma al momento non potevo farne a meno. Un brivido continuo, infinito, unico. Le sue labbra si muovevano. Si, stava parlando, non so cosa dicesse, non so a chi lo dicesse, ma che stesse parlando era ormai certo. Gli occhi non guardavano altro che me o, meglio, guardavano dentro di me. Mi sentivo irrecuperabilmente indifeso e così sarebbe stato per sempre. Un bene, dico ora. Terrore, provavo allora.
Un incontro fugace ed infinito, spaventoso e rassicurante, inutile e profondamente indispensabile.
Come sempre.

06 maggio 2006

Sereno

La natura mi stupisce sempre. Mi dimentico di lei, le sto lontano per periodi infinitamente lunghi ma ogni volta che ci rincontriamo è capace di accogliermi a braccia aperte facendomi sentire a mio agio come se non ci fossimo mai salutati, come se non mi fossi mai "dimenticato" della sua esistenza... Fra poco partirò per la Norvegia (finalmente!) e so già che la natura che incontrerò là mi rapirà per sempre, pretenderà che le lasci una piccola parte del mio cuore come pegno d'amore che mi verrà restituita, con gli interessi, tutte le volte che mi ricorderò della sua esistenza, tutte le volte che, anche solo con un veloce sguardo verso un fiore triste, ingabbiato in una malinconica aiuola immersa nel traffico, mi ricorderò del nostro patto d'amore fatto prima ancora del nostro incontro. La natura è meravigliosa, e mi stupisce anche il fatto di farne parte, nonostante le mie banalità, i miei difetti, i miei infiniti errori. Suoni. I suoni esistono in natura e avere la capacità (possibilità) di giocare "con" ed esprimermi (anche) "attraverso" loro, mi fa sentire un privilegiato. E sospiro beatamente. Nella mia permanenza fuori Genova mi sono ritrovato ad osservare il prato fiorito di mio cognato e ho sentito il mio corpo riempirsi di vita, se penso che mi basti così poco per stare bene, mi sembra impossibile che la mia mente, negli ultimi periodi, mi abbia fatto passare momenti tanto noiosi, tristi, spiacevoli. Sono felice. Anzi: sono sereno.

28 aprile 2006

...e la mia faccia fu risucchiata


Guardando MaiDireGf ho assistito ad un piccolo incidente dettato dal fanatismo religioso: accusato di essere troppo aggressivo, essendo così devoto a Padre Pio, il giovane andò fuori di testa, insultò, gridò, non fu capace di smettere... Tentò di mettere le mani addosso a chi osò fare questa osservazione (condivisibile e sacrosanta)
La cosa mi ha fatto pensare. Ma siamo capaci di avere un'idea senza imporla necessariamente al prossimo? E ognitanto un po' di coerenza non ci farebbe vivere un pizzico più sereni? Con questo vi saluto, fino a martedì sarò lontano da Genova, dalla quotidianità, dalle smorfie cerebrali dei miei "conviventi planetari", dal pc... Perciò non potrò rispondere a nessun eventuale commento, ma fatemi sapere cosa ne pensate... L'estremismo, il fanatismo, la testardaggine, le imposizioni superflue ed immotivate... possibile che non ci sia una cura? Mi dovrò ritirare nei boschi norvegesi, per trovare un po' di pace... e magari una simpatica elfa...
(ps: amore, le ultime cinque parole formano quella che si chiama una battuta...)