27 novembre 2006

Appendic(it)e al post precedente


@llerta, hai ragione, sono un ingrato egocentrico...
@llerta mi ha ospitato, rendendo la mia breve vacanza nella grigia un po' meno grigio.
E molto meno costoso...
Sottolineo, comunque, che ho concluso dicendo:
"Avrei preferito lasciare Milano senza sporcare i ricordi con una indigesta e voloce pucciata in un frappé di cosìstannolecose,cosaticredevi!"...
ovvero:
nonostante mi sia toccata per puro miracolo la parte più amena della città, Milano fa schifo. Milano soffoca, Milano risucchia, Milano puzza di insanità, di produzione.
Genova magari puzza di pesce e piscio, ma non ha paragoni. Genova culla del nulla? Non è vero e, anche se fosse, me la tengo stretta.
Ecco.
Con questa nuda e cruda parafrasi del mio nonpiùditantogirodiparole, spero che nessuno fraintenda la mia visione "distorta" della città. Ma chi mi legge da tempo lo sa, che c'è di più fra le righe. A volte.
Certo, potrei essere un po' meno tedioso e contorto e un po' più diretto e grezzo. Ma lo sono già nella vita, almeno in questo isolotto di lettere al vento, mi piace giocare. Se siete di fretta e non capite, pazienza. Magari mi spiego.
Come adesso.
E mi scuso, come con @llerta (permalosa donzelletta!!! puntoevirgolaeparentesi)
Ps: SI, ma perché perplimono ti perplime?
Saluto

Milano


Peschiera Borromeo. Corriera. Di quelle belle, pulite. Quelle che quando ci sali ti manca un po' la presenza dei prof. seduti davanti a spiegare cose che senti di striscio, impegnato a fare il belinone con i compagni.
San Donato. Metropolitana. Linea gialla fino a Turati. Via Fatebenefratelli. Via Pontaccio. Via Rivoli. E dintorni, per un po' di cibo fra mille note ed altre mille. Non è poi così male, questa Milano. E' quasi centro storico. Palazzi a misura d'uomo. Gente che non sembra correre più di tanto. Gente normale, insomma.
Anche la metropolitana, mi sembra tenuta bene. I vagoni. Quasi quasi mi siedo. Ma si, tanto c'è posto. E quei sedili sono così lindi. Mi piace, Milano! E quanta musica, quanti modi di pensarla, scriverla, ascoltarla. La Masterclass organizzata dai Sentieri Selvaggi, con la mitica Julia Wolfe, è una parentesi che mi porterò dentro per sempre. Non si grida mai, ci si propone, ci si accetta; si discute, ma ci si accetta. Un bel mondo.
Stamattina ho prolungato con la semprepulitaegraziosalineagialla, fino alla stazione centrale per farmi già il biglietto del treno (prevenire è meglio che perdere il treno...)
Poi metropolitana. Linea verde per Lanza, per raggiungere il teatro.
Ho cambiato idea.
Perché la linea gialla sembra gestita dai norvegesi, in quanto a pulizia, mentre la verde puzza, è zozza e ti catapulta nel Bronx senza passare dal via?
Il concerto mi distrae. I saluti a gente con cui resterò sicuramente in contatto ma che difficilmente rivedrò (compositori di New York, di Londra, di Stoccolma, di Belgrado... la vedo dura!) mi fanno provare gradevoli brividi di umanità.
Peccato che mi tocchi di nuovo la metropolitana lineazozzapuzza.
Avrei preferito lasciare Milano senza sporcare i ricordi con una indigesta e voloce pucciata in un frappé di cosìstannolecose,cosaticredevi!

Beh, comunque sono tornato. Ho visto che vi siete sbizzarriti a commentare. Bravi! Non perdete il vizio, che è buono e gradito.

Buonanotte.

Saluto!

17 novembre 2006

Paura


E' sera. Buio. Un ragazzo alto; coda di cavallo da vero duro della strada, passo sicuro, testa infossata nelle larghe spalle e sguardo fisso lanciato ad osservare con poca gentilezza qualsiasi ostacolo gli si parasse davanti. Se ne incontrano tanti, così. Ricordano quei "belli e dannati" di tanti film fa'.
Io mi avvicino col mio immancabile "cipiglio vikingo". Stiamo per incrociare le nostre strade...
Il marciapiede è piccolo. Come al solito cerco di prevedere se farà il gesto di spostarsi appena (che ricambierei fulmineamente) o se dovrò preparare la mia spalla sinistra ad uno scontro che segnerà l'ennesima tacca sul muro accanto alla branda.
E lì mi rendo conto di una cosa.
Ha paura.
Mi passa vicino senza ricambiare il mio sguardo che lo scrutava e tira dritto accellerando di poco il passo. Io mi sono fermato a pensare.
La gente ha paura.
I giovani sono spaventati, sono soli. Soffrono di una solitudine che li costringe a camuffarsi da piccoli eroi ribelli, ma sono piccoli uomini inesperti e timorosi del prossimo, privati della fiducia dai "grandi". Aggressivi per difesa.
Sono un abbaio di chiwawa.
Lo osservo allontanarsi, avvolto dalla sua paura. Mi giro e torno a casa.
E mi sento vecchio e fortunato.

14 novembre 2006

Darsi da fare


Bisogna imboccare le maniche. Ma se il piatto è troppo pieno e strabocca allora rimboccare è il verbo giusto.
Forse.
E' bello sentirselo dire quando è da un po' che hai le mani sporche e la schiena spaccata.
La fatica per tirarsene fuori non è mai sprecata, certo, dipende da come vada poi a finire, ma è un pensiero che ti può toccare solo dopo. Durante, mentre te la giochi con ogni liquido da spurgare in libera uscita, allora te ne freghi. Ma un aiuto non guasterebbe, invece che parole. Insomma, se a rimboccarsi le maniche non fosse solo uno, si potrebbero imboccare le maniche prima del tempo e non sarebbe un'azione sprecata.
Rimboccarle, intendo.
Ma le bocche sono più veloci delle maniche, ed è un problema mica da ridere.
Ecco.

12 novembre 2006

Sfide


Se lo fai tu, lo faccio anch'io.
Morsi.
Una goccia di sudore comincia a spurgare da un anonimo poro. Si ingrossa e scivola lungo il viso, costretta dalla gravità a percorrere il suo destino. Il fuoco, il dolore, entrambi vincitori; entrambi sconfitti. Gli occhi si appannano, non vedono più bene, si inumidiscono fino ad allagarsi e a costringere le lacrime al destino di cui già si è parlato. Pane. Rugatelli...
Acqua.
Sembra di impazzire, sembra di avere intrapreso un'azione che si trasformerà in eternità. Non arriva, l'acqua; è stata presa tutta dal nemico-amico. Dall'avversario. Solo una coincidenza, una questione di posizioni.
Acqua che sgorga, dolore.
Acqua che scorre, dolore che si placa. La sfida è stata portata a termine. Lingue viola.
Non mangerò mai più un peperoncino infernale intero per sfida.
Non mangerò mai più un peperoncino infernale intero per pazzia.
Qualora capitasse, allora verrei meno al secondo buon proposito.
Il peperoncino è cattivo.
Io sono pazzo.

02 novembre 2006

Sara



Sotto quei lunghi capelli, morbidi al tatto e alla vista, spuntano due stelle luminose che studiano il mondo in silenzio. In quelle stelle leggo il mio futuro, come il più antico e saggio dei centauri. La loro luce è potente, è delicata.
Magica.
La posso vedere anche da lontano, la sento in ogni battito del mio cuore, la scorgo in ogni lampo di luce, anche fra le più impenetrabili tenebre.
Un broncio spunta improvviso, a ricordarmi quanto, il sorriso che sta celando, sia un indispensabile ingrediente da mescolare all'ossigeno che gioca a rincorrersi nel mio corpo.
Il corpo. Il suo corpo. Le linee, morbide e impalpabili, cambiano ininterrottamente ad ogni suo movimento. Ad ogni respiro. Ad ogni sussulto di piacere.
Si rifugia fra le mie braccia e, addormentandosi, mi regala una forza incontenibile.
Mi fa vivere, senza fare rumore.
Un giorno una nuova vita sorgerà dalla fonte del suo inesauribile amore.
E sarà...

01 novembre 2006

1-11


Guarda come sono belli quei bambini! Sono adorabili... C'è una gran folla di gente, oggi... Sorridono, parlano sommessamente, ma sono talmente tanti che il brusio diventa una sinfonia di ottoni! E quanti colori! Anche il tempo, è stato gentile, oggi. Sembra quasi primavera! Tutti qui per noi... nessuno escluso. Siamo così felici! Vero Gino?
Non lo so. Molti di noi sembrano più malinconici del solito. Io li capisco! Domani saranno di nuovo solo i cipressi, qualche lucertola, l'eco sommessa di passi rispettosi e decisi che si avvicinano, sorpassano e si allontanano. Perché pochi di noi riceveranno ancora gradite visite e fiori freschi e profumati.
Ma almeno ci sarà un po' di silenzio.