17 dicembre 2009

Ciao Lothar!

Ciao Lothar! Fatti valere sugli immensi prati dove starai già correndo ora pieno di nuovi amici.
Ti ci vedo, prepotente e brontolone come al tuo solito ma con un cuore d'oro, pieno di curiosità e con una grande voglia di giocare e fare scherzi, ma anche volgioso di coccole. Non troppe, però, finché ne hai voglia tu, poi ti giri e te ne vai a pensare e riposare un po' da solo ma sempre con un orecchio attento a tutti i più piccoli rumori che senti in giro.
Non sentirti triste e solo, cerca di divertirti e di stare bene, ovunque tu sia, ora, qualunque cosa ci sia dopo la vita. E non dimenticarti di noi, mi raccomando.
Ciao piccolo delinquente, ti voglio bene.




16 dicembre 2009

Solidarietà al Premier

Mi dispiace molto, Silvio.
Mi dispiace che tu sia costretto a fingere arresti del secolo per spostare l'attenzione dai tuoi gravi problemi.
Mi dispiace che tu sia costretto ad usare demoni come Maria De Filippi per diseducare la massa levandole il beneficio della cultura ed avere così un popolo zombie votante.
Mi dispiace che tu abbia un delirio di onnipotenza che ti faccia soffrire così tanto da farti scivolare via dalle mani la vita vera.
Mi dispiace per le tue patologie a livello igienico-mentale.
Mi dispiace che tu sia costretto a subire le accuse del mondo intero (oh, del mondo intero!) solo perché le tue azioni illecite ti hanno costretto ad intraprendere la strada (l'unica) che ti permetta di legare la mano che avrebbe dovuto (e che dovrebbe) punirti.
Mi dispiace di non credere tanto ed incondizionatamente in Dio per poter stare un po' più tranquillo.
Mi dispiace che tu sia solo un uomo, e il tuo sangue rosso e i tuoi denti rotti dovrebbero ricordarlo a tutti, a nemici, ad amici, a sostenitori, ad inquisitori, a tutti, ma soprattutto a te.
Mi dispiace che tu sia semplicemente un vecchio invischiato in un affare ormai più grosso di te e che tu non sappia più da che parte sbattere la testa (ci ha pensato per te questo strano tizio che non so bene se sia anche lui tutto un bluff o tutto vero, in questo clima irreparabilmente orwelliano! Dove un sedicente dio potrebbe sbattere la testa, in caso di necessità, se non sul Duomo?)
Mi dispiace che tanti poveri illusi, delusi, loschi, ingenui, strani miei compaesani ti votino e ti sostengano, costringendoti a non potere pagare le tue colpe in carcere evitandoti così tutti questi problemi! (si, dico compaesani perché se conoscete bene la storia e siete un minimo osservatori e conoscitori del mondo capirete bene che il senso della patria e la parola stessa non hanno un grande senso per questo stivale fatto da sempre di repubbliche, regioni, rioni e dialetti...).
Mi dispiace che ti abbiano usato questa violenza. L'unica cosa che meriti è una equa (sottolineo equa) condanna e la pena che ti spetta.
Basta.
Il destino imposto dalla natura farà il resto.
Mi dispiace.







11 dicembre 2009

...ad ogni costo

La spasmodica ed incontrollata ricerca del comfort è la tomba dell'intelletto.
E' l'apparente appagamento, l'illusione di sazietà totale relativa però solo al mondo materiale, lasciando così lo spirito sospeso in un limbo di insoddisfazione nascosta e latente, pericolosa come il peggiore dei mali, che porta l'intelletto dritto nella tomba a causa di una inesorabile anoressia indotta e forzata.

07 dicembre 2009

Quadrifogli Abbandonati





Restava col naso puntato verso il cielo e gli occhi chiusi senza che il mondo attorno sfiorasse la sua anima.

Pareva, guardando il suo corpo, che stesse in piedi sulla più alta pietra della più alta vetta del mondo, come uno stambecco meravigliosamente regale, circondato solo da bianca neve ed azzurro cielo.

Una favola.

La favola di tutti noi. Portava il peso delle nostre speranze abbandonate, teneva al riparo i sogni non più sognati, eppure era nel pieno della sua infanzia, una tale cosa s'immaginerebbe possibile a fatica da un bicentenario saggio dalla lunga barba bianca.

Invece tutto stava lì, sulla punta di quel piccolo naso dal quale ancora poche volte l'aria era passata avanti e indietro al mondo.

Restava col naso puntato verso il cielo e gli occhi chiusi, con un alone di mistico mistero, forse cucito dai nostri occhi troppo stanchi per vedere le fate ed avvolto intorno alla sua immagine da migliaia di quadrifogli abbandonati nei prati della nostra perduta infanzia.

02 dicembre 2009

Parentiserpenti

"Questi ecuadoregni non sanno stare al mondo! Non sono capaci di rispettare le regole! Salgono e scendono dall'autobus come gli pare senza rispettare l'ordine di salita e discesa! Non conoscono le leggi elementari del vivere in comune! Fanno casino, bevono come spugne e poi sentono quella musica orribile melodico-malinconico a tutto volume nelle radio a qualsiasi ora e ci cantano pure dietro! E poi sono rumorosi, parlano forte, gridano, se ne fregano del prossimo! E non lasciano mai il posto a sedere! Son nati stanchi, quelli lì! Anzi, fanno le corse per accaparrarsi un posto, anche se fosse riservato agli invalidi, che gli frega a quelli?! A loro basta vestirsi alla moda con quei pantaloni che mostrano le mutande e pettinarsi come i polli, poi di lavorare nemmeno per idea! Ci mandano le madri e i padri, a lavorare..."
Credo che cambiando l'inizio con "questi italiani" tutto il discorso starebbe ugualmente, perfettamente in piedi...
Mi ritiro per cogitare in silenzio...

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