09 agosto 2006

Monte Moria (ovvero: il parco provinciale)

La secchezza delle fauci è sempre stata preludio di giornate no. E, quella mattina, nemmeno le acque dell'intero Chero avrebbero restituito un minimo di vita alle mucose della mia bocca, ergo: quella sarebbe stata una giornata no. La sola sveglia innaturale mi sarebbe bastata per pregare che fosse già il giorno dopo: quell'incessante, terrorizzante, abominevole o, più semplicemente, fastidiosissimo rumore di fondo decisamente fuori luogo, che proveniva dal giardino vicino. Quella stramaledetta betoniera in funzione alle sette del mattino in questa, altrimenti, oasi di pace.
"Ettore è un gran lavoratore!", ripete con una fastidiosa punta d'orgoglio, neancha fosse suo parente, la vecchia che sta due ville più in là... Sarà, ma più che tormentarmi da svariati anni con i suoi rumori da "lavoratore", non fa. La sua casa o il suo giardino, in confronto al rumore che il suo instancabilmente ininterrotto lavoro produce, non sono cambiati di una virgola. Il mio sospetto, a questo punto, è che si tratti di un pazzo visionario e che si stia preparando alla fine del mondo costruendosi un'intera città sotterranea stile "Underground" di Emir Kusturica.
Devo bere, non servirà a granché, come dicevo tante parole fa', ma devo bere. Scendo dal letto e, al secondo passo, la caviglia destra mi conferma che oggi non è proprio giornata! Zoppicando raggiungo il bagno e, trascorsi alcuni minuti fra un lavandino ed un water, esco incolume da tutte le operazioni mattutine che sono solito portare a termine prima di scendere a fare colazione.
Per raggiungere la cucina al piano di sotto, non ho una scala interna, sono obbligato ad aprire la porta e scendere la scala che dà sul mio grazioso giardino. La chiave potrebbe anche rompersi nella toppa, viste le buone aspettative che ho dopo questo entusiasmante inizio, ma gira allegra e permette alla porta di aprirsi. Ed è proprio in quel momento che capisco che le capacità di preveggenza delle mie fauci meriterebbero molta più considerazione. Il sole era acceso solo a metà, ogni scalino finiva prima di incontrare la ringhiera dalla parte opposta e l'erba del mio giardino era di un grigio abbagliante. Col cuore in gola, mi volto a guardare il giardino di Ettore, e...

2 commenti:

  1. Reazioni:
    1- leggo il titolo e rischio di cadere dalla poltrona, poi penso: "evvai, un racconto-resoconto di qualche vicissitudine "parchesca" (tipo quando smarrimmo una gemella e ne scaturì uno psico-dramma degno di un'horror, o quando io e la mia socia ti abbandonammo una mattina in cui avevi un disperato "bisogno" di tornare a casa... :-P);
    2- leggo di Ettore, il "gran lavoratore", e rido, conoscendo bene la situazione...
    3- leggo le ultime 5 righe e penso "oh mamma, vuoi che sia un'altro degli allucinati film che si fa in testa il Bui3 (tipo quello della sorella Bozzini meno sana che passa davanti a casa tua e si incenerisce... ti giuro che se mi capita di ripensare a quando partoristi ciò rido ancora!!)?
    4- leggo l'ultima riga e dico ad alta voce: "beh?!"... devi smetterla di seguire telefilm di J.J.Abrams!
    Vado a fare la flebo a Nerino. Aspetto con ansia il seguito!
    'Notte!

    Ps: cancellami momentaneamente dai tuoi link amici, rifonderò il mio blog in altri lidi alla fine dell'estate, quando (si spera) mi tornerà quel briciolo di fantasia che avevo.

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