09 maggio 2006

Incontro (credo)


Da quanto tempo mi stesse aspettando è un mistero, così come misteriosa era la sua identità; la sua voce non arrivava alla mie orecchie, ma che stesse parlando ne ero certo, non so come spiegare questa (sgradevole) sensazione, ma me ne davano conferma i peli che si alzavano sulle mie braccia. Era lì, apparentemente, ma tutto in lei (quella cosa) era sfuggente, nebuloso, liquefatto. Non riuscivo a capire, forse non volevo capire. Solo ora mi rendo conto che tutta quell'angoscia fosse uno spreco, ma al momento non potevo farne a meno. Un brivido continuo, infinito, unico. Le sue labbra si muovevano. Si, stava parlando, non so cosa dicesse, non so a chi lo dicesse, ma che stesse parlando era ormai certo. Gli occhi non guardavano altro che me o, meglio, guardavano dentro di me. Mi sentivo irrecuperabilmente indifeso e così sarebbe stato per sempre. Un bene, dico ora. Terrore, provavo allora.
Un incontro fugace ed infinito, spaventoso e rassicurante, inutile e profondamente indispensabile.
Come sempre.

1 commento:

  1. maestroooooooooooo! cazzarola, non puoi usare un carattere più grande? già il color malva sul grigio canna da fucile è pestifero, se è pure piccolo, ci fai cavare gli occhi.
    Criptico questo tuo post...:-)

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