03 ottobre 2007

Tentò la fuga in tram verso le sei del mattino dalla bottiglia di orzata dove galleggia Milano. Non fu difficile seguirlo, il poeta della Baggina, la sua anima accesa mandava luce di lampadina. Gli incendiarono il letto sulla strada di Trento, riuscì a salvarsi dalla sua barba un pettirosso da combattimento. I Polacchi non morirono subito e inginocchiati agli ultimi semafori rifacevano il trucco alle troie di regime lanciate verso il mare. I trafficanti di saponette mettevano pancia verso est; chi si convertiva nel novanta, ne era dispensato nel novantuno.
La scimmia del quarto Reich ballava la polka sopra il muro e, mentre si arrampicava, le abbiamo visto tutto il culo.
La piramide di Cheope volle essere ricostruita in quel giorno di festa, masso per masso, schiavo per schiavo, comunista per comunista.
La domenica delle salme non si udirono fucilate, il gas esilarante presidiava le strade; la domenica delle salme si portò via tutti i pensieri e le regine del ''tua culpa'' affollarono i parrucchieri.
Nell'assolata galera patria il secondo secondino disse a ''Baffi di Sego'' che era il primo -si può fare domani sul far del mattino- e furono inviati messi, fanti, cavalli, cani ed un somaro ad annunciare l'amputazione della gamba di Renato Curcio, il carbonaro.
Il ministro dei temporali, in un tripudio di tromboni, auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani (e le mani sui coglioni)
–voglio vivere in una città dove all'ora dell'aperitivo non ci siano spargimenti di sangue o di detersivo–
A tarda sera, io e il mio illustre cugino De Andrade, eravamo gli ultimi cittadini liberi di questa famosa città civile, perché avevamo un cannone nel cortile.
La domenica delle salme nessuno si fece male, tutti a seguire il feretro del defunto ideale; la domenica delle salme si sentiva cantare -quant'è bella giovinezza non vogliamo più invecchiare-
Gli ultimi viandanti si ritirarono nelle catacombe, accesero la televisione e ci guardarono cantare per una mezz'oretta poi ci mandarono a cagare.
Voi che avete cantato sui trampoli e in ginocchio, coi pianoforti a tracolla, travestiti da Pinocchio, voi che avete cantato per i longobardi e per i centralisti, per l'Amazzonia e per la pecunia, nei palastilisti e dai padri Maristi; voi avete voci potenti, lingue allenate a battere il tamburo; voi avevate voci potenti adatte per il vaffanculo!
La domenica delle salme gli addetti alla nostalgia accompagnarono, tra i flauti, il cadavere di Utopia; la domenica delle salme fu una domenica come tante il giorno dopo c'erano i segni di una pace terrificante.
Mentre il cuore d'Italia, da Palermo ad Aosta, si gonfiava in un coro
di vibrante protesta...







6 commenti:

  1. De Andrè con un telecomando?! Chi l'avrebbe mai detto? :-D

    Grazie mille per il commento, CIAO!!!

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  2. Geniale.
    "Ma voi che state a Rimini,, tra i gelati e le bandiere..."
    La domenica delle salme...una canzone stupenda.
    E un applauso per il post, davvero.

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  3. non è una delle mie preferite, ma de andrè è il più grande poeta mai esistito :)

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  4. Il cadavere di Utopia... ehhh... è un commento senza parole questo... :)

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  5. i suoi ultimi post sono molto particolari, martellanti... De andrè figo...
    anche con il telecomando

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  6. @ Lario- ha un telecomando per motivi "tecnici" (è una immagine presa dal video-clip della canzone...)

    @ Eulalia- grazie, l'ho postato perché spinto da una naturale evoluzione dei miei ultimi post, nonché pensieri...

    @ Arte- è una canzone molto particolare... Sul discorso poeta, lui riportò una frase non sua:
    "Fino a 18 anni tutti scrivono poesie, dopodiché continuano solo o i poeti o i cretini. Nel dubbio, io mi considero solo un cantautore..."

    @ ViOla- ...sospiriamo...

    @ Moon- ha notato? Ho ripreso in pugno il rapporto col mio blog, di conseguenza viene alimentato solo con vitamine extrastrong!

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