05 marzo 2008

Accuse e scuse




Leopoldo stava lì. Impalato.
Alla sbarra.
Farfalle e campi sterminati, una lunga strada tutta curve, in salita, costeggiata ad ambo i lati da alti alberi, selve amiche. Ricordi d'infanzia. Quante volte aveva percorso quelle strade di campagna, per poi addentrarsi nei boschi circostanti, perdendosi e ritrovandosi.
Ecco: ritrovarsi.
Questo, ora, non gli riusciva proprio; se ne stava lì, impalato, attonito, atterrito, quasi distaccato dalle decisioni di suoi simili che ne avrebbero deciso la sorte, che gli avrebbero concesso la possibilità di ripercorrere più o meno tardi (se non addirittura mai più) quei sentieri tanto mistici quanto terreni.
Leopoldo attendeva il verdetto senza pensare alle accuse, né alle scuse, ma con una sensazione di estraneità, di disillusione.
Strano.
Eppure dipendeva, da quell'istante, tutto il resto della sua vita. E Leopoldo era ancora relativamente giovane da potersi permettere addirittura di sognare, aspettandosi anche una realizzazione dei suoi voli di fantasia proiettati nel futuro.
Stare alla sbarra, in piedi, immerso in quell'attesa, fu l'esperienza più profonda e al contempo nebulosa ed onirica che subì.
L'ultima.

6 commenti:

  1. terribile quest'ultima esperienza di Leopoldo

    moon

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  2. Maestro ispirato!
    Anneheche

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  3. Si, povero Leopoldo. Ha dovuto subire la mia ispiraziona... E va beh... Spirerà così.
    Già.

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  4. il dono della sintesi... :-)
    ciao maestrone! buona domenica :-)))
    (ma come accidenti si fa a postare i commentiiiii! mo' ce riprovo come anonimo, quindi mi firmo)
    Cyr

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  5. Ehnnò! so'testona, la volta scorsa ci ero riuscita, ci devo riuscire anche adesso (maestrone, sto affrontando un percorso karmico-informatico pesantissimo...ohiohi :-)

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  6. yuppieeeeee! visto? e-occhiolino :-)))

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