15 gennaio 2010

Scusate la franchezza



Ma io dico: l'uomo è tanto impegnato a lamentarsi del fatto che la vita non dia certezze.
La morte è l'unica certezza che si ha e ci ripugna, ci terrorizza.
In quanto certezza dovrebbe rasserenarci, in un certo senso, fa parte della vita, in fondo (e mai come qui la parola "in fondo" calza a pennello!). E se la intendiamo, la vita, in senso sia stretto che lato allora possiamo essere ancora più sereni pensando che si continuerà a fare parte, in un modo o nell'altro, di questo universo. Al di là del credere o meno in un'altra vita (e ci risiamo: senza certezze!).
Forse la cosa che più spaventa è il fatto che la vita, fatta delle sue non-certezze, sia tanto imprevedibile e misteriosa che quel cambiamento così radicale di abitutini (la morte) che la vita ci impone semi-casualmente, trasforma l'unica certezza in una incertezza. In tanti ma, se, boh?!?, aiuto.
Pensiamo inoltre che un tempo era parte del quotidiano, ovvero se moriva un nonno si faceva la veglia, rimaneva in casa per un po', insomma così già da bambini si imparava ad accettarla con rispetto e serenità (certo, a patto che non si facesse parte di quelle famiglie da funerali strappacapellibacialabarastrilla!).
Ce ne sarebbe da dire, ma ho da fare e quindi mi ributto nell'incertezza e negli imprevisti del quotidiano.
E, scusate la franchezza, toccandomi le palle!

2 commenti:

  1. ... che poi, apparteniamo a un gregge dove sono rare le pecore nere, tanto siamo omologati ( al massimo sono grige), come è che si ha tanta paura di morire? Miliardi di uomini, prima di noi, ci sono riusciti...

    coraggio, prima a o poi faremo parte della maggioranza!

    discorso profondamente ironico e apotropaico!

    (però come tutte le cose su cui si può ironizzare, molto, molto vero)

    buoni giorni a voi, signore e signora Buitre.

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