23 gennaio 2012

I tempi cambiano!


Un tempo, una volta finito il conservatorio, ci si trovava ad un punto di partenza, era un po' come essere partoriti nel mondo della musica dopo una lunga gestazione fra le quattro mura accademiche e da quel punto in poi era compito dell'individuo sapersi muovere e farsi strada, ma le speranze erano sempre tante e forti. 
Ora la situazione è simile, ma con una differenza piccola quanto fondamentale:  finché vai al conservatorio hai un fine. Quando ti diplomi hai "una" fine.
E questa è la triste e cruda verità.
Io ormai l'ho scampata bella, ho fatto ancora parte della tipologia "preistorica", quella raccontata ad inizio post, ma tutti questi fanciulli che sono stati trasformati in veri e propri universitari da una riforma che fa acqua da tutte le parti, beh, una volta laureati hanno un foglio di carta pieno di scritte in mano, mentre cuore, mente e futuro sono vuoti. 
Soprattutto vuoti di musica.
Bella merda.
Ed al solito: non lamentiamoci se poi quando si vede il primo sedicente prodigio che strimpella senza un minimo di coscienza artistica uno Chopin ormai trasformatosi in trivella, da quanto ha girato nella sua bara, viene applaudito, elogiato e considerato un grande quando in realtà non fa altro che alimentare la devastazione dell'educazione al bello e la morte del senso artistico della povera massa.
No, non lamentiamoci.

5 commenti:

  1. L'università è diventata ormai solo un produttore di carta bella a vedersi ma priva di valore aggiunto.
    I conservatori non sono l'eccezione.
    Non solo musicisti stonati, ma anche altri privi di valore vengono incensati per la loro pochezza.
    A presto.

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  2. E' sbagliato dire 'impara l'arte e mettila da parte'?

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  3. @ NewWhiteBear: parole più che sante!!!!!

    @ Univers: Se intendi dire "impara l'arte (in senso stretto) e poi accantonala per riempire (o svuotare?) la tua vita con cose più quotidiane e di consumo" allora è così che va.
    Se intendi "impara a fare le cose e tieniti poi pronto ad adoperare la tua arte (in senso più lato) alla bisogna" allora è così che andava, perché ormai non ci si sa più "desbelinare" (genovesismo, non traduco: desbelinatevi!)
    ;-D

    Ciao!

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  4. L'arte intesa ne senso tecnico si può "imparare" ma nella pianezza del suo significato non si apprende. Il miglior modo insegnarla è farla, chi arriva ad apprezzarla è già sulla strada dell'artista e, se vorrà e potrà il prossimo passo sarà la sua espressione individuale. L'arte quindi presupponte un pubblico di artisti potenziali così come la scrittura quello di scrittori potenziai e via dicendo. Arte è libertà e conciliazione fra individualismo e società per questo è combattuta istituzionalmente proprio con tutte le scuole del "sapere"(pur indispensabii appunto per a tecnica e i mezzi). Questa contraddizione espone l'ati. sta al dolore, alla solitudine e, diciamolo pure, alla fame. Per questo l'arte si deve anche preoccupare di rivelare, evocare, riunire artisti, lottando contro ogni tipo di mediocrità e burocrazia.

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  5. L'arte intesa ne senso tecnico si può "imparare" ma nella pianezza del suo significato non si apprende. Il miglior modo insegnarla è farla, chi arriva ad apprezzarla è già sulla strada dell'artista e, se vorrà e potrà il prossimo passo sarà la sua espressione individuale. L'arte quindi presupponte un pubblico di artisti potenziali così come la scrittura quello di scrittori potenziai e via dicendo. Arte è libertà e conciliazione fra individualismo e società per questo è combattuta istituzionalmente proprio con tutte le scuole del "sapere"(pur indispensabii appunto per a tecnica e i mezzi). Questa contraddizione espone l'ati. sta al dolore, alla solitudine e, diciamolo pure, alla fame. Per questo l'arte si deve anche preoccupare di rivelare, evocare, riunire artisti, lottando contro ogni tipo di mediocrità e burocrazia.

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