Mi chiedo se sia più insalubre respirare i germi tossiti dalle persone sugli autobus affollati o lo smog che riempie i polmoni quando scendi dal suddetto bus.
Passiamo ad un argomento più serio: osservavo una ragazza vestita in modo "vampiresco", occhialoni scuri, capello con frangia storta che ora va tanto (ma che, ai miei tempi, avrebbe causato una denuncia per atti vandalici contro la parrucchiera colpevole di tanta incapacità geometrica), felpa nera con cappuccio tirato sulla testa, giacca di pelle nera ed immancabile piercing.
Mi sono chiesto, allora, se sia il carattere ad indirizzare la scelta di un look, oppure un abbigliamento particolare aiuta a sentirsi quello che magari neanche si è ma si vorrebbe essere o, ancora, vuole ingannare facendo pensare al prossimo (pensatore o meno) quello che il look suggerisce ma che, in realtà, non c'entra nulla con l'animo di chi vi si nasconde dietro.
Io cambio spesso, se ho caldo giro con il minimo indispensabile per non incorrere in problemi legali (canotta, braghìni e sandali), d'inverno vesto con quello che mi piace, ma lontano da qualsivoglia ricerca volontaria che si rifaccia ad un archetipo, a volte cerco un po' più di eleganza, a volte un po' più di comodità, ma raramente le scelte sono direttamente legate alle situazioni.
Non parliamo della barba, a volte c'è, a volte no e, quando c'è, è sempre diversa.
Anche questo continuo cambiare, però, potrebbe essere inconsciamente un modo per cercare di rafforzare o sottolineare quello che sono, che vorrei essere, che vorrei far credere per quanto, consciamente, sia convinto che le mie scelte siano quasi sempre abbastanza libere, casuali, istintive.
Abbiamo poi gli anticonformisti per eccellenza, i frequentatori di centri sociali e del mondo in generale (solo per loro convinzione, in quanto, secondo me, purtroppo sempre più spesso, si stiano disgraziatamente auto ghettizzando!), quelli contrari alle divise, all'etichetta, alle regole:
GLI ALTERNATIVI!!!
Il loro abbigliamento li fa distinguere da migliaia di chilometri il che, a casa mia, è proprio di una divisa.
Sono spesso accompagnati da un aria sorridente, accondiscendente, curiosa, un pizzico rintontita, da canne, diciamocela tutta, con quei modi orientalindianeggianti che, secondo me, snaturano parecchio la vera essenza spirituale dell'individuo INSCINDIBILE dalle proprie origini, fatte anche di cultura più o meno atavica.
Hanno il comunismo (ormai, ahimè, morto e sepolto), sempre in bocca o sulle spilline o nelle frasi scritte sulle sacche. O, peggio ancora, parlano di anarchia, non morta, non sepolta, ma sempre molto pericolosa quando non viene maneggiata con cura! Anche questo crea una profonda amalgama di neuroni interscambiabili, sempre a mio avviso.
Ci tengo a sottolineare che ideologicamente sono molto più vicino a loro che non a chi vorrebbe un mondo tutto di bianchi lavoratori e negri a casa loro, sia ben chiaro, ma ogni epoca necessita di movimenti il meno possibile ripetuti ciclicamente, come accade da che esista l'uomo, altrimenti si resta semplici nostalgici confusi ed a rischio di essere arruolati, inconsciamente, in un esercito di schiavi liberi, quelli che pensano come, chi comanda, ha bisogno che si pensi.
Questi ultimi personaggi (gli alternativi) hanno guardato male per una sera intera un mio amico solo perché, recatosi ad un concerto in un centro sociale genovese, era vestito con le sue immancabili camicia e cravatta.
E questo fa pensare.
Ma allora, questo dannato look, come si rapporta realmente con l'animo delle persone?
A chiunque passasse di qua, per caso, per abitudine o per noia, chiedo gentilmente di lasciare fra i commenti la sua opinione, anche a chi passa sempre e, solitamente, non commenta mai. Sono curioso di sapere da che parte tiri la corrente.
Siate spontaneamente agguerriti, pacifici, concisi, prolissi, purché sinceri.
Fino a lunedì 22 ottobre questo blog vivrà solo nei commenti di questo post.