14 agosto 2006

...e com'era arrivato, ripartì verso luoghi remoti e sconosciuti...




...se un vagabondo senza meta né ideali

...un cavaliere errante con ideali indistruttibili, ma senza una battaglia da combattere o una dama per la quale piangere o sorridere

...se un cane randagio

...un affamato

...un ricco e annoiato turista

...un curioso viaggiatore...

...se una qualiasi anima intrappolata in un qualsiasi involucro di pelle, carne, ossa e viscere, magari neanche troppo comodo e troppo suo o perfettamente calzante ed agevole...

...se amici o sconosciuti

...se qualcuno dei suddetti, dei non-detti o anche nessuno passasse da queste parti, si fermi per tutto il tempo che vuole, senza però sperare in nessuna parola, in nessun sorriso, in nessun'esperienza piacevole o tediosa, inquietante o rassicurante, perché il bizzarro musico che riempie questi spazi di parole al vento si ritirerà fra le verdi colline piacentine in cerca di riposo. Ma tornerà a settembre.

Per vostro piacere.

O dispiacere.

Buona vita, in ogni caso.

A tutti.

MaEstroBuitre

11 agosto 2006

Monte Moria (parte seconda)


...i miei occhi si muovono inutilmente alla ricerca di qualcosa che non può essere visto. Il nulla è lo spettacolo che mi viene proposto con così scarsa ironia e senza possibilità di rimborso. Non ci saranno né applausi né fischi, ma solo il nulla. Non è un buco, non è cielo, non è nero né bianco, ma so che quella cosa che sto vedendo è il nulla. Nell'altro giardino la vecchietta è sempre lì, seduta all'ombra della sua vite e delle sue vite, il suo gatto non ha cambiato colore come la mia erba, che però sembra essere stata grigia da sempre; mi rigiro.
Il Nulla.
Gli propongo le mie spalle, senza pensare, e scendo quei mezzi gradini appoggiandomi e facendo scivolare la mano sinistra sulla ringhiera lontana una vita da quei mezzi gradini. L'erba, da vicino, è sempre grigia e luminosa, ma sembra sana e il suo profumo è immutato ed entra nel mio naso come una carezza rassicurante. La mia cucina esiste ancora, per quanto confini in maniera pericolosamente vicina al Nulla. Ma è mattino. Sono le sette del mattino. Ed io devo fare colazione, cascasse l'altra metà del mondo, io - devo - fare - colazione.
Entro in cucina senza rendermi conto di nessuna strana sensazione che la vicinanza del Nulla mi potrebbe o mi dovrebbe far provare e mangio.
Quando esco l'erba è verde, la betoniera è in funzione ed Ettore è felice di lavorare a sololuisacosa accompagnandosi con il suo inconfondibile "pòpòpò-lòlòlò". Del Nulla nessuna traccia, ma so di averlo visto, o di non averlo visto, sta di fatto che la secchezza delle mie fauci non è stata una reazione fisiologica a qualcosa di naturale, ma pregustavano quello che, di lì a poco, avrebbero visto i miei occhi e sentito i miei peli. Il Nulla che accoglie il nulla e lascia in pace qualcosa per qualche motivo o solo perché è qualcosa.
Qualcosa ho visto e nulla ho veduto, quel nulla che mi rimane dentro come un granello di sabbia in fondo all'Oceano. Nessuno ci fa caso, l'Oceano per ultimo.
Ma c'è.

09 agosto 2006

Monte Moria (ovvero: il parco provinciale)

La secchezza delle fauci è sempre stata preludio di giornate no. E, quella mattina, nemmeno le acque dell'intero Chero avrebbero restituito un minimo di vita alle mucose della mia bocca, ergo: quella sarebbe stata una giornata no. La sola sveglia innaturale mi sarebbe bastata per pregare che fosse già il giorno dopo: quell'incessante, terrorizzante, abominevole o, più semplicemente, fastidiosissimo rumore di fondo decisamente fuori luogo, che proveniva dal giardino vicino. Quella stramaledetta betoniera in funzione alle sette del mattino in questa, altrimenti, oasi di pace.
"Ettore è un gran lavoratore!", ripete con una fastidiosa punta d'orgoglio, neancha fosse suo parente, la vecchia che sta due ville più in là... Sarà, ma più che tormentarmi da svariati anni con i suoi rumori da "lavoratore", non fa. La sua casa o il suo giardino, in confronto al rumore che il suo instancabilmente ininterrotto lavoro produce, non sono cambiati di una virgola. Il mio sospetto, a questo punto, è che si tratti di un pazzo visionario e che si stia preparando alla fine del mondo costruendosi un'intera città sotterranea stile "Underground" di Emir Kusturica.
Devo bere, non servirà a granché, come dicevo tante parole fa', ma devo bere. Scendo dal letto e, al secondo passo, la caviglia destra mi conferma che oggi non è proprio giornata! Zoppicando raggiungo il bagno e, trascorsi alcuni minuti fra un lavandino ed un water, esco incolume da tutte le operazioni mattutine che sono solito portare a termine prima di scendere a fare colazione.
Per raggiungere la cucina al piano di sotto, non ho una scala interna, sono obbligato ad aprire la porta e scendere la scala che dà sul mio grazioso giardino. La chiave potrebbe anche rompersi nella toppa, viste le buone aspettative che ho dopo questo entusiasmante inizio, ma gira allegra e permette alla porta di aprirsi. Ed è proprio in quel momento che capisco che le capacità di preveggenza delle mie fauci meriterebbero molta più considerazione. Il sole era acceso solo a metà, ogni scalino finiva prima di incontrare la ringhiera dalla parte opposta e l'erba del mio giardino era di un grigio abbagliante. Col cuore in gola, mi volto a guardare il giardino di Ettore, e...